Delle piantine simbolo di rinascita da oggi cresceranno nelle aiuole dell’istituto ‘Attilio Romanò’. Così la comunità scolastica ha voluto ricordare Attilio Romanò, vittima innocente, ucciso il 24 gennaio 2005 dalla camorra a soli 29 anni. Una manifestazione in una scuola che porta il suo nome e che oggi ha visto la partecipazione della vedova, Natalia Aprile, della mamma Rita e della sorella Maria. Con loro la preside dell’Istituto, Anna Di Paola, i rappresentanti delle istituzioni, tra cui il sindaco Luigi de Magistris, e il procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli, Luigi Riello.
«Oggi è un momento importante non solo perché ricordiamo Attilio – ha detto Natalia, rimasta vedova dopo appena 4 mesi di matrimonio – ma perché attraverso la memoria e la sua storia di persona semplice vogliamo trasmettere i suoi valori ai giovani nel tentativo di mostrare loro la strada giusta da percorrere. Stanotte l’ho sognato – ha confidato con commozione – e oggi l’ho portato qui con me per tutti voi». Tema su cui gli studenti hanno lavorato per arrivare a questa giornata è stato il significato della parola rispetto che – come ha sottolineato la sorella di Attilio, Maria – «dalle nostre parti viene un po’ frainteso dandogli l’accezione del dover ossequiare qualcuno per paura e timore. Oggi invece noi testimoniamo il rispetto vero che è quello messo in pratica da chi si interessa degli altri, da chi vive la vita in modo semplice rispettando le regole di convivenza, rispettando i valori umani e le differenze. Attilio continua a vivere grazie a voi e continua a unire tutti».
Dal sindaco de Magistris l’invito ai ragazzi «a non rinunciare mai alla propria opinione. Bisogna rispettare il pensiero altrui ma se siete convinti delle vostre idee dovete difenderle. Io vi auguro – ha concluso – di raggiungere la libertà che significa ribellarsi senza violenza alle ingiustizie. Voglio essere un sindaco che vi istiga alla ribellione civile e a scegliere sebbene viviamo in un territorio dove scegliere non è facile ma se lo farete vedrete che camminerete sulla strada giusta che forse vi farà avere meno soldi dei camorristi ma vi farà ottenere il rispetto e l’amore della gente». Al termine della manifestazione, la Fanfara dei Carabinieri ha eseguito alcuni brani.
Attilio Romanò venne ucciso durante la prima faida di Scampia e Secondigliano, venne ucciso nei mesi della scissione dei senatori del clan Di Lauro dal clan che era passato nelle mani di Cosimo Di Lauro. L’obiettivo designato era in realtà il titolare del negozio di telefonia mobile dove Attilio lavorava: l’uomo, che non era inserito in un contesto criminale, finì nella black list dei Di Lauro solo perché era il nipote di un boss scissionista, Rosario Pariante (da tempo divenuto collaboratore di giustizia), che era detenuto in cella. Ma il killer designato, Mario Buono detto ‘topolino’, non si avvide di avere di fronte una persona diversa da quella che si sarebbe dovuto colpire e uccise Attilio Romanò. Buono è stato già condannato al carcere a vita. E’ invece attualmente in corso il secondo processo di Appello al boss Marco Di Lauro, ritenuto il mandante del delitto (suo fratello Cosimo era stato arrestato pochi giorni prima). Condannato in primo e in secondo grado alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di Attilio Romanò, Marco Di Lauro ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento della sentenza con rinvio a una nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello.
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martedì, 4 Febbraio 2020 - 14:24
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