Quel pasticciaccio brutto del Movimento Cinque Stelle in Campania. Da un lato i big campani in Parlamento, dall’altra i consiglieri regionali e gli attivisti: è scontro totale nel partito di Beppe Grillo sulle scelte per le elezioni regionali di primavera. «Pd sì o Pd no?», questo l’interrogativo amletico tra i pentastellati agitati da molti fantasmi. In primis quello di una scissione interna in una delle Regioni più importanti per il Movimento, primo passo verso il baratro elettorale.
Le divisioni sono facili da raccontare, cementate come sono da mesi di contraddizioni e contrasti. La maggioranza dei parlamentari pentastellati eletti in Campania è favorevole ormai ad un accordo con il Partito Democratico in vista delle Regionali. I Democratici sono pronti ad abbracciarli scaricando il governatore uscente Vincenzo De Luca, i grillini ‘romani’ vorrebbero una candidatura condivisa per Sergio Costa, generale dei carabinieri ed attuale ministro per l’Ambiente.
Gli esponenti regionali del partito, però, in prima linea la consigliera regionale Valeria Ciarambino, restano sull’Aventino: l’alleanza con i nemici di sempre non va a genio e minacciano lo ‘sciopero’ elettorale che porterebbe il M5S a raggiungere percentuali da prefisso telefonico alle consultazioni di primavera. Ciarambino, poi, aspirerebbe alla candidatura per le presidenza.
Una guerra interna che oppone i fedelissimi dell’ex capo politico Luigi Di Maio, duri e puri del no all’alleanza coi Dem, ai potentati di Roma (Roberto Fico, Vincenzo Spadafora, Luigi Gallo, Carla Ruocco per esempio) che invece chiedono di superare gli steccati e guardare almeno con opportunismo elettorale al patto col vecchio nemico, ormai alleato di Governo.
Una via di uscita, almeno secondo i barricaderi campani, sarebbe mettere al voto l’accordo sulla solita piattaforma Rousseau, relegando il voto però solo agli iscritti campani per testare quindi quello che davvero vogliono attivisti ed elettori. I big invece vorrebbero lanciare un sondaggio nazionale aperto a tutti che, partendo dalla Campania, venga riproposto per ogni scadenza elettorale locale. Una sorta di termometro ma anche di delega virtuale alle scelte dei vertici.
Una battaglia senza esclusione di colpi, in cui a pesare sono anche le candidature. Gli attivisti vorrebbero candidare alla presidenza Valeria Ciarambino, i big vorrebbero Sergio Costa. Nel primo caso, si costruirebbe un muro col Pd, nel secondo si proseguirebbe sulla morbida scia delle intese. L’idea è che non ci sia in ballo solo una questione di purezza, meramente ideologica, perché la cosiddetta base, nel corso delle ultime infuocate riunioni, ha più volte minacciato persino la scissione. E cosa resterebbe del Movimento con un partito scisso in una delle sue Regioni più rappresentative?
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mercoledì, 5 Febbraio 2020 - 10:42
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