Quando il ‘caso’ della ineleggibilità dei candidati ai diversi Consigli dell’Ordine degli avvocati, statuita dalla legge Falanga e rimarcata della sentenza della Cassazione a sezioni unite (e del successivo decreto ministeriale), non fa più notizia per via del tempo trascorso dal giorno dell’esplosione della ‘bufera’ (dicembre 2018), all’interno del Consiglio dell’Ordine di Napoli arrivano le dimissioni di uno dei tre consiglieri eletti nel febbraio 2019 benché ci fossero tutti i presupposti dell’incandidabilità.
Con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio forense partenopeo Antonio Tafuri, ai consiglieri, al presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin e al consigliere nazionale forense Francesco Casa, l’avvocato Roberto Fiore (che faceva parte del gruppo ‘Avvocati Unità è Responsabilità’ guidato da Maurizio Bianco) lascia il suo incarico e motiva le ragioni di una decisione «già adottata da tempo». Una decisione sofferta perché se «il cuore e la ragione mi spingevano» ad accettare la carica di componente del nuovo Consiglio dell’Ordine, dall’altro lato vi era «una norma che mi impone di dover sospendere per un mandato».
«Accettare che quel medesimo ruolo è affidato alla decisione di un giudice non è stato e non è semplice – scrive l’avvocato Fiore nella lettera – Per me che ho sempre osservato la legge ed ho giurato di farla rispettare, pur convinto delle mie ragioni, l’intervento del giudice ha sgomberato la mia mente, sempre lucida e rispettosa delle ragioni degli altri, da ogni dubbio».
Ma quello di Fiore non è un addio bensì, come egli stesso tiene a sottolineare, un «arrivederci»: «Forse una stagione delle mia vita al servizio dell’Avvocatura napoletana è trascorsa ma forse è solo un arrivederci: perché alla mia non più giovane età, il futuro continua ad appartenere a chi lo insegue con la passione necessaria a renderlo migliore».
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mercoledì, 5 Febbraio 2020 - 18:20
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