Ci sono i primi indagati nell’ambito dell’inchiesta sul Frecciarossa deragliato a Lodi, incidente che ha provocato la morte di due macchinisti (Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo) e il ferimento di 31 persone. Si tratta di quattro operai e un caposquadra che sono intervenuti l’altra notte sullo scambio in corrispondenza del quale la motrice è uscita dai binari. I tecnici dovranno spiegare perché il sistema di rilevamento non abbia ricevuto una segnalazione di ‘svio’ ma di binari per ‘dritto’ facendo sì che il treno non si sia fermato. Gli operai sono stati ascoltati e avrebbero detto di non aver terminato il lavoro completamente, ma di aver rimesso lo scambio in ordine e che il binario dagli agenti di manutenzione era stato restituito regolarmente a quelli di movimentazione. E questo avrebbe portato la centrale di Bologna a non poter constatare l’anomalia.
Secondo la ricostruzione fatta fino ad ora, lo scambio avrebbe immesso il treno in un binario verso sinistra ma alla velocità di 290 chilometri orari la prima carrozza è deragliata e dopo 700 mentri ha sbattuto contro un carrello che si trovava su un binario morto, finedo la sua corsa contro la palazzina. Il carrello è stato ritrovato dentro la palazzina, mentre dalla cabina di pilotaggio, sventrata, i corpi dei due macchinisti sono stati proiettati fuori ad ulteriore grande distanza. Prosegue intanto la rimozione dei detriti e la messa in sicurezza della palazzina danneggiata. Non ci sono, tuttavia, previsioni sui tempi in cui potrà essere ripristinata la linea dell’alta velocità. L’area, infatti, è stata posta sotto sequestro dalla Procura di Lodi e fino a quando non sarà disposto il dissequestro, Rfi non potrà iniziare i lavori di ripristino che riguardano fra l’altro i binari per una lunghezza di circa un chilometro e anche la rete aerea.
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sabato, 8 Febbraio 2020 - 18:16
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