Napoli, dissequestrati i beni di Jannelli: il Riesame prende le distanze dalla procura, lo spettro del pasticcio procedurale

Paolo Jannelli
di Manuela Galletta

Dopo la scarcerazione disposta pochi giorni fa dall’ottava sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, arriva anche il dissequestro dei beni. Questa mattina un’altra sezione del Riesame (presidente Antonio Pepe, a latere Francesca Ferri e Luciano Di Transo) ha stabilito il dissequestro dei beni del noto ortopedico Paolo Jannelli, ex primario del reparto di Ortopedia del Cardarelli, finito al centro di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della della società Casa del Sole spa, proprietaria della clinica Villa del Sole di fatto amministrata da Jannelli. Si tratta di una decisione non di poco conto per la tenuta dell’inchiesta perché – come già evidenziato nell’articolo di approfondimento sulla scarcerazione del medico (che era stato sottoposto ai domiciliari) – essa racconta di un pasticcio procedurale commesso dal pm titolare dell’inchiesta che, a questo punto, dovrebbe portare ad un’archiviazione dell’intero fascicolo.

Tutto ruota intorno alla mancanza di richiesta di proroga delle indagini che ha accompagnato la nascita di questa indagine, avviata nel 2014 e collegata a doppio filo all’inchiesta sul ‘dirottamento’ dei pazienti dal reparto di Ortopedia del Cardarelli alla clinica Villa del Sole per via della quale Jannelli è stato condannato in primo grado a 9 anni (si è in attesa del processo in Appello). La difesa, rappresentata dall’avvocato Maurizio Lojacono, aveva già evidenziato l’errore procedurale nel 2016 quando fu eseguito un primo sequestro di beni collegato al reato di bancarotta. E quattro anni fa una sezione del Riesame diede ragione alla difesa disponendo il dissequestro dei beni ed evidenziando, nero su bianco, come quella dimenticanza avesse pesato sulla decisione. Tuttavia la procura proseguì per la strada, chiedendo al giudice per le indagini preliminari la richiesta di proroga delle indagini nonostante l’istanza cadesse fuori tempo massimo. Il gip, che all’epoca era Francesca Ferri (oggi componente del Riesame che ha restituito i beni a Jannelli), rifiutò l’istanza e indicò al pm di procedere all’archiviazione o all’imputazione.

Non è andata così. E’ accaduto che la procura ha tenuto aperto il fascicolo procedendo con le indagini, sino ad arrivare a poche settimane fa quando un altro gip ha disposto i domiciliari per Jannelli e il sequestro dei beni. Di qui la nuova battaglia dinanzi al Tribunale di Riesame. La difesa presenta due istanze: una di scarcerazione e una di dissequestro. Le due procedure vengono trattate separatamente. La prima ad essere affrontata, pochi giorni fa, è quella di scarcerazione. In sede di discussione l’avvocato Lojacono riesuma la questione della mancanza di proroga, riportandosi alla decisione del Riesame del 2016 e poi al provvedimento dell’allora gip Ferri e concludendo per l’inutilizzabilità degli atti di indagini. In seconda battuta la difesa chiede la scarcerazione per carenza delle esigenze cautelari. Non viene, invece, posta alcuna discussione sul merito delle contestazioni. Il Riesame decide per la revoca della misura, ma non essendo state depositate le motivazioni (si avranno entro 45 giorni), non è possibile sapere quale delle questioni sia stata accolta. Si resta nel dubbio. Sino ad oggi. Quando un’altra sezione del Riesame dispone il dissequestro dei beni. Anche in questa sede l’avvocato Lojacono ripropone le due due questioni rappresentate pochi giorni fa. E, anche questa volta, le motivazioni del Riesame non sono note.

Tuttavia, è possibile fare alcune considerazioni in punta di logica e di procedura. La tesi delle carenza delle esigenze cautelari non avrebbe inficiato in alcun modo la valutazione sul quadro indiziario: dunque, se il Riesame avesse ritenuto di accogliere questa questione, il sequestro dei beni sarebbe rimasto in piedi. Resta, dunque, l’eccezione dell’inutilizzabilità degli atti. Che, verosimilmente, è stata condivisa dalle due sezioni del Riesame. Due sezioni che hanno avuto in comune uno stesso componente, il giudice Di Transo. Il che fa pesare che le due valutazioni abbiano un comune denominatore. Né va dimenticato che in quest’ultima sezione del Riesame vi era anche l’allora gip che rifiutò al richiesta di proroga. La conferma si avrà, comunque, con il deposito delle motivazioni dei due provvedimenti. Passaggio decisivo soprattutto per la procura, che dovrà decidere se presentare ricorso avverso i due provvedimenti o se mandare in soffitta l’inchiesta. Resta, per ora, la certezza che Jannelli è tornato in libertà ed ha riottenuto i suoi beni. Circostanza che oggi spinge l’ortopedico a rilasciare una dichiarazione quasi liberatoria: «Voglio ringraziare il Tribunale che ha accolto tutte le questioni giuridiche dei miei avvocati. Ma il ringraziamento più grande va al mio avvocato Maurizio Lojacono che mi ha seguito per tutti questi anni».

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venerdì, 14 Febbraio 2020 - 14:51
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