I colletti bianchi in affari con la camorra. Imprenditori che stringono mani ai malavitosi e vi fanno affari. In occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, il procuratore generale Luigi Riello aveva sottolineato come questa zona grigia sia ancora estesa e come essa alimenti e rafforzi la criminalità organizzata. Un’analisi che affonda le radici in inchieste giudiziarie e in sentenze che raccontano pezzi di storia di malaffare.
L’ultimo caso giudiziario in ordine di tempo che è arrivato a sentenza riguarda un imprenditore di Castellammare di Stabia, che era incensurato quando su di lui si sono accesi i riflettori della procura della Repubblica di Napoli. Daniele Imparato, 27 anni, si è visto confermare in secondo grado l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I giudici della Corte d’Appello di Napoli lo hanno condannato a 3 anni, contro i 4 anni del precedente processo: lo sconto di pena è scaturito dal fatto che i giudici hanno però assolto l’imputato, difeso dall’avvocato Antonio Di Martino, da due dei tre capi di imputazione. Daniele Imparato, titolare di un’azienda che ha la sua sede a pochi passi dal rione Scanzano, roccaforte del clan D’Alessandro, è stato ritenuto colpevole di avere imposto il pizzo ad un altro imprenditore, che si era aggiudicato l’appalto per il restyling di piazza Principe Umberto.
La storia è emersa a seguito della denuncia della parte offesa. Imparato, così come aveva evidenziato la procura nel suo atto d’accusa (l’inchiesta fu coordinata dal pm antimafia Giuseppe Cimmarotta), sarebbe stato assai legato al clan D’Alessandro. Una vicinanza pericolosa che viene contestata oggi anche a un altro noto imprenditore stabiese, Adolfo Greco, in cella dal dicembre del 2018 con l’accusa di concorso in estorsione (tentata e consumata) aggravata dalla matrice camorristica. Greco, che trattava direttamente coi capi di diversi sodalizi del circondario stabiese, avrebbe fatto da mediatore tra la camorra e imprenditori vittime di estorsione. Uno scenario che adesso è al vaglio da parte dei giudici del Tribunale di Torre Annunziata, dinanzi ai quali è incardinato il dibattimento.
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sabato, 15 Febbraio 2020 - 12:29
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