Coronavirus, i danni da psicosi: infermiere posta video su paziente che tossisce, treno bloccato e una cinese picchiata

Ospedale
Una corsia d'ospedale

Non bastano i focolai di contagio scoppiati nel Basso Lodigiano. Non basta la consapevolezza di non avere (ancora) una cura specifica e la conseguente difficoltà di doversi industriare come possibile per cercare di arginare la diffusione del virus. Ad alzare il livello della tensione e della paura che sta attraversando l’Italia, ci pensa la psicosi. E così un banale colpo di tosse o un semplice raffreddore scatenano gli istinti peggiori e creano allarmi con conseguenze incalcolabili. A Lecce, il Frecciargento Lecce-Milano, è rimasto fermo per quasi due ore in stazione perché una passeggera ha segnalato al 112 la presenza nella carrozza di un passeggero rientrato da poco dalla Cina. La telefonata ha fatto scattare una procedura di ‘tutela’ che ha determinato lo stop del treno, la chiusura delle porte (con divieto per i passeggeri di scendere), l’arrivo di personale sanitario munito di tute e mascherine. Tutto per niente. 

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A Messina un probabile infermiere dell’ospedale Policlinico ‘Gaetano Martino’ si è impressionato per via di un paziente che tossiva, così ha girato un video comunicando il presunto caso unitamente a informazioni sul malato e lo ha diffuso su WhatsApp innescando una catena di Sant’Antonio di condivisioni e pure di paura. Il paziente è un signore di Torino che era in ferie sull’isola da una settimana ed ha una polmonite come poi chiarito dall’azienda sanitaria. Tuttavia il paziente, come prevedono i nuovi protocolli adottati dopo la diffusione del Coronavirus, l’uomo è stato sottoposto a specifici test, i cui risultati si avranno nei prossimi giorni.  L’ospedale adesso sta cercando di risalire alla persona che ha girato il video e che si è ripreso nel video stesso: il responsabile indossava la mascherina e la tuta, quindi erano visibili solo gli occhi. Il sospetto è che sia un infermiere anche perché, nel video, ha fatto riferimento in maniera specifica al ricovero del paziente e ai sintomi da lui presentati.

A Torino l’episodio più grave, che mescola insieme paura, ignoranza e violenza gratuita: una cinese di 40 anni, che risiede in Italia dal 1997 e gestisce un bar in città, è stata aggredita e presa a calci e pugni per strada al grido. Le hanno gridato: «Hai il virus».

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sabato, 22 Febbraio 2020 - 18:30
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