Quando Vincenzo Di Pede venne ammazzato non si capì subito che si era trattato di un agguato di camorra. Lui era in sella allo scooter con la fidanzata, perse l’equilibrio e scivolò in terra. Morendo sul colpo. Si pensò a un incidente, inizialmente.
Fu l’autopsia a rivelare che Di Pede era stato in realtà colpito da un colpo di pistola. Correva l’anno 2012 e a San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia est di Napoli, era in corso l’ennesima frizione tra famiglie criminali che da sempre convivono e si dividono gli affari illeciti sul territorio alternando momenti di pax mafiosa a momenti di belligeranza. C’è voluto del tempo per capire che Di Pede fosse morto per mano del clan Mazzarella. C’è voluto del tempo per arrivare alle prime incriminazioni.
Rosario Guadagnuolo fu arrestato e condannato come esecutore materiale: fu lui a premere il grilletto e a colpire Di Pede alla teta. Ieri, a distanza di 8 anni dal delitto, è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere: il destinatario è Salvatore Fido, un esponente primo del ‘ramo’ di San Giovanni a Teduccio della famiglia Mazzarella. Contro Fido ci sono le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, nonché le intercettazioni ambientali. Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli (che ha accolto la richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli) è stato eseguito dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli.
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mercoledì, 26 Febbraio 2020 - 12:06
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