Bisogna ridurre il numero dei carcerati, attraverso l’applicazione di misure alternative, per svuotare gli Istituti di pena oggi affollati e contenere il rischio contagi da Coronavirus. Lo chiedono in una nota gli avvocati della camera penale di Milano commentando le recenti rivolte nelle carceri del Paese dovute alle restrizioni imposte dal Governo sia sui permessi premio, revocati, che sui colloqui con i familiari, sospesi.
Le «limitazioni» per i detenuti, scrivono gli avvocati, «unite al sovraffollamento degli istituti di pena hanno contribuito a rendere la situazione di oggi a dir poco drammatica»; vanno dunque «presi in considerazione tutti i possibili strumenti di deflazione della popolazione carceraria», tra cui la concessione delle misure alternative.
Il sovraffollamento, chiarisce la Camera penale milanese, «accompagnato dalla insufficienza di assistenza sanitaria all’interno degli istituti di pena, amplifica in modo esponenziale il rischio di contagio da Covid-19». Quindi «non si può non pensare anche ad una soluzione legislativa urgente che consenta una rapidissima riduzione della popolazione carceraria». Da un lato, dunque si deve guardare a «misure che riducano la popolazione carceraria e al contempo il rischio di contagio, quali gli arresti domiciliari o l’obbligo di dimora» in fase cautelare. Poi, a chi «ha già dato prova di adesione ad un percorso rieducativo attraverso l’ammissione a benefici quali il lavoro all’esterno o i permessi premio» nell’ambito di un limite di residuo di pena da valutare «potrebbe essere concessa una misura alternativa con istruttoria ridotta al minimo».
Viene suggerita anche «una forma di liberazione condizionale da applicare a tutti i detenuti con fine pena prossimo»: solo in questo modo «entro l’anno, più di 8.500 persone uscirebbero» e tra «due anni il numero aumenterebbe a quasi 17.000».
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martedì, 10 Marzo 2020 - 11:27
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