Il terzo decreto con cui il Governo cerca di arginare i contagi da Coronavirus è in vigore e produce effetti da oggi, giovedì 12 marzo, e lo resterà fino al prossimo 25 marzo. Questo il primo dato da sottolineare rispetto al provvedimento annunciato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un messaggio a reti unificate con cui ha comunicato la ‘stretta’ su negozi al dettaglio ed imprese. Un «grande sacrificio» chiesto per poter contenere quella da ieri non è più classificata come epidemia ma pandemia. Scorrendo le sei pagine del documento, si comprende la portata della decisione (ancora una volta attuata attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri): i negozi al dettaglio (tranne alimentari, farmacie e quelli che vendono prodotti e servizi ritenuti «di pubblica utilità» come tabaccai ed edicole) devono restare chiusi. Chiudono ristoranti, pub, mense delle fabbriche, parrucchieri, estetiste, centri commerciali. Sospesi anche i mercati rionali.
Saranno molti gli esercizi commerciali chiusi, ma nel contempo resteranno aperte anche le molte rivendite di prodotti specifici, per esempio i ferramenta, i negozi di ottica e fotografia, i negozi di telefonia, i negozi di informatica, i negozi di vendita di animali, le profumerie. Per agevolare i lettori, pubblichiamo in basso l’elenco contenuto nell’allegato 1 del Dpcm con l’elenco di tutte le attività che restano aperte.
In merito alle misure di sicurezza, quelle che investono le abitudini dei cittadini e che sono necessarie per arrestare l’ondata del virus che, ricordiamolo, è altamente contagioso, il Dpcm ‘raccomanda’ il rispetto delle distanze negli esercizi che restano aperti; per quanto riguarda le attività di somministrazione di bibite e bevande, resta possibile il servizio di consegne a domicilio e quelli presenti nelle aree di servizio o negli ospedali, sempre nel rispetto delle distanze di sicurezza.
Banche, Poste, assicurazioni e servizi connessi ed accessori continuano a operare, così come le attività del settore agricolo, zootecnico e di trasformazione alimentare.
Importante poi il passaggio sulle imprese. L’Italia non chiude le sue fabbriche, il motore del Paese resta acceso ma con delle limitazioni. Ad esempio vengono chiuse le mense aziendali e vengono sospese le attività dei reparti «non indispensabili alla produzione» ma agli imprenditori viene chiesto di attivare il ‘lavoro agile’ da casa, siano incentivate ferie e congedi retribuiti ed altri strumenti previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro. A queste disposizioni si associano sempre quelle sanitarie: nelle fabbriche e negli stabilimenti va assicurato il rispetto dei protocolli di sicurezza anti contagio e vanno incentivate le operazioni di sanificazione.
Infine i trasporti locali: come tutti i servizi aziendali restano operativi. Il Dpcm dispone che il Presidente della Regione possa disporre con ordinanza la programmazione del servizio erogato dalle aziende di trasporto pubblico locale anche non di linea per consentire la sanificazione dei mezzi. Saranno programmati dal Ministero delle Infrastrutture di concerto con quello della Salute riduzioni e soppressioni dei servizi automobilistici interregionali e di trasporto ferroviario, aereo, marittimo.
Il decreto con gli allegati che elencano le attività regolarmente aperte:
DPCM_11_marzo_2020
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giovedì, 12 Marzo 2020 - 08:21
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