Il Coronavirus è una guerra. E la guerra richiede un piano straordinario, in questo caso il “Piano De Luca” per far trovare la Campania preparata al picco, previsto -seguendo un algoritmo stilato da medici ed esperti – di tremila/tremilacinquecento contagi entro i primi di aprile. Forniture, posti di terapia intensiva, ospedali prefabbricati: ogni aspetto di questa guerra deve essere organizzato prima che scoppi anche al Sud la fase più virulenta dell’epidemia e questo, nel corso della diretta su Facebook di oggi pomeriggio, il governatore della Campania Vincenzo De Luca lo ribadisce più volte, spiegando che ogni tassello della Sanità dovrà essere al suo posto e nel contempo assicurando che «nessuno sarà abbandonato» perché mentre ci si attrezza contro il Covid 19 ci saranno interventi per assicurare la continuità nell’assistenza di altri malati gravi, portatori di handicap, donne incinta. «Non faremo – dice – la fine di Bergamo e Brescia».
L’algortimo
A dettare i tempi del piano De Luca è quello che lui definisce ‘algoritmo’: un grafico che analizza l’andamento dei contagi attraverso il quale è possibile fare delle proiezioni. I dati di ieri, aggiornati alla mezzanotte, parlano di 1454 contagiati in totale, 145 solo nelle ultime 24 ore, 101 ricoveri in terapia intensiva, 448 ricoveri in generale più quelli in isolamento domiciliari. Al computo dei contagi del 26 marzo si sono aggiunti i 52 degenti della Casa per gli anziani di Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, che hanno fatto schizzare la curva verso l’alto rispetto alle previsioni. L’algoritmo utilizzato aveva dato proiezioni che oggi appaiono credibili: tra il 26 ed il 27 marzo prevedeva ad esempio 1426 ricoveri di persone positive e ne sono stati registrati solo 28 in più: «Lavoriamo aggiornando i dati ogni due giorni – spiega De Luca – con questo strumento scientifico di previsione assolutamente attendibile». Basandosi dunque su questo sistema, per domenica si prevedono 1721 contagi, 223 ricoveri in terapia intensiva e 423 in ospedale. Entro il cinque aprile il picco fino a 3500 casi. «Siamo totalmente concentrati su questi numeri – continua De Luca – per giocare d’anticipo. Lo scarto è possibile ma questo è il riferimento che abbiamo. Il problema lo governiamo se abbiamo la proiezione sette giorni prima: stiamo facendo un lavoro ossessivo».
I nodi da sciogliere
Il «lavoro ossessivo» di cui parla De Luca riguarda anche l’organizzazione di ogni aspetto del piano sanitario emergenziale. Tanti i punti su cui il governatore si sofferma, chiarendo sia quello che è stato già fatto sia quello che si deve ancora fare e lanciando ogni volta l’appello al Governo centrale affinché risponda alle richieste della Campania in tempo per prevenire la fase acuta.
Il personale
La carenza di medici riguarda l’intera Sanità nazionale, a maggior ragione, ribadisce De Luca «in una Regione in cui si è avuto per dieci anni il commissariamento della Sanità». Commissariamento superato solo lo scorso gennaio. Grazie al superamento della gestione commissariale, ricorda De Luca, tre mesi fa sono stati già assunti 800 infermieri. Ma altre risorse umane sono state chiamate in campo: 419 infermieri assunti nelle scorse settimane con procedure velocizzate; 188 operatori socio sanitari; 104 medici; 160 specializzando in Medicina che, secondo quanto previsto dal Governo, potranno assicurare la continuità assistenziale ma non lavoreranno nei reparti Covid19.
Le terapie intensive
Il Coronavirus attacca le vie respiratorie, la maggior parte dei pazienti vanno ricoverati in terapia intensiva. Dunque la Regione ha sinora riconvertito la metà dei posti di terapia intensiva per destinarli alla cura del Covid19. L’obiettivo, dice De Luca, è aggiungere 200 posti. Centoventi saranno assicurati grazie alla struttura prefabbricata commissionata dalla regione, completa di ventilatori, e che dovrebbe essere operativa in due settimane. Il piano è di arrivare a 350 posti di terapia intensiva, cioè al raddoppio dell’attuale disponibilità che risulti adeguato al picco di contagi previsto ad inizio aprile quando «viaggeremo nell’ordine di circa cento contagi al giorno» dice De Luca. «Una corsa in anticipo per evitare lo tzunami».
Gli ospedali
Quelli dedicati, non senza difficoltà, sono operativi. La Regione ha riconvertito interamente il Loreto Mare, trasformandolo in Covid Hospital e lo stesso avverrà negli ospedali dei capoluoghi di provincia ma anche alla Federico II (dove è stato realizzato un reparto solo per donne incinta positive). La situazione più problematica, per carenza di medici soprattutto, a Boscotrecase dove però devono arrivare due anestetisti di lingua italiana dalla Germania. «Non permetteremo imboscamenti, aree riservate o nascoste – tuona de Luca – e questo lo diremo a tutti». Per chi invece non va in ospedale ma viene messo in isolamento domiciliare «assisteremo tutti» ma, sottolinea De Luca, «niente demagogia, non possiamo smantellare i distretti e penalizzare gli altri ammalati. Va trovato un punto di equilibrio». E a consentire questo equilibrio dovrebbero essere gli accordi siglati con i medici di base per l’assistenza domiciliare («ma servono le mascherine»), i protocolli d’intesa con le cliniche private per avere altri posti letto e la ricerca di immobili insieme all’Agenzia del Demanio: «Non abbandoneremo nessuno – chiosa De Luca – Qui non accadrà quello che sta accadendo a Brescia ed a Bergamo».
Le forniture
Servono mascherine, ventilatori, tamponi. Le mascherine inviate nei giorni scorsi dalla Protezione civile «sono buone solo per pulirsi gli occhiali. Sembrano le maschere del coniglietto Bunny». Urgono quelle chirurgiche, di quelle Ffp2 ed FFp3, queste ultime destinate esclusivamente al personale della sanità. Quando lunedì scorso in regione è stato chiaro che mancavano dispositivi di protezione per gli operatori del 118, de Luca ha scritto la sua drammatica lettera appella al Governo per chiedere un intervento subitaneo. Mercoledì scorso se sono arrivate 30mila Ffp2 e 2700 Ffp3 «che bastano per mezz’ora», mentre quelle chirurgiche sono state commissionate in un milione di pezzi ad una ditta di Nola. Ieri è arrivato un altro carico di FFp3 ed uno di 2100 tra visiere e tute. «Mi auguro – afferma – che sia solo l’inizio di una programmazione delle forniture che sia continua nel tempo e ci sia serenità». Servono poi i ventilatori: 16 ne arriveranno giovedì, secondo le rassicurazioni della Protezione civile. Ma per il governatore campano «se vogliamo reggere ne servono tante ogni tre giorni». Ne servono 253 per la terapina intensiva, 350 per quella sub intensiva, ma anche caschi, tubi endotracheali e maschere total face.
I tamponi
Infine la questione dei tamponi, su cui De Luca è entrato in collisione con alcuni sindaci che chiedono lo screening di massa come quello di Avellino (che ne ha autonomamente ordinati 5mila). Per quanto riguarda le forniture, è stato acquistato un milione di kit che arriveranno la prossima settimana. Ma, sottolinea De Luca «sono destinati in maniera prioritaria al personale medico, poi ai lavoratori del trasporto, alle cassiere, ai dipendenti statali più a contatto col pubblico. Sono meno affidabili dei tamponi ma consentono una scrematura rapida dei casi». Sui tempi di rilascio degli esiti, De Luca ricorda che in Campania sono stati aggiunti altri nove laboratori all’interno di altrettanti ospedali che si aggiungono al Cotugno che prima aveva l’unico laboratorio autorizzato dall’Istituto superiore della Sanità.
Leggi anche:
– Neanche il Coronavirus ferma la burocrazia, arriva il quarto modulo di autocertificazione degli spostamenti
– Coronavirus, pagamenti bonus e cig in 30 giorni: Tridico rassicura le imprese. E sulle pensioni: «C’è liquidità, nessun rischio»
– Coronavirus, San Giorgio piange la sua terza vittima. Dieci i contagi in città e Zinno lancia una campagna choc sui social
– Coronavirus, contrabbando di sigarette ‘porta a porta’ per agevole i clienti
venerdì, 27 Marzo 2020 - 17:16
© RIPRODUZIONE RISERVATA