Coronavirus, 400 milioni ai Comuni per cibo e spesa: 15 milioni a Roma, ai piccoli Comuni 600 euro | La ripartizione

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Fondi da utilizzare per i buoni pasto o per fare la spesa. Il Governo, come anticipato nei giorni scorsi, vara il Fondo di solidarietà comunale e distribuisce 400 milioni di euro per i Comuni italiani attanagliati dall’emergenza economica causata dal Coronavirus. Il fondo è ripartito sulla base di un criterio preciso:  è «alimentato con una quota dell’imposta municipale propria (Imu) di spettanza dei comuni» come recita il Decreto del Presidente del Consiglio dello scorso 28 marzo pubblicato in Gazzetta Ufficiale ieri.

Il Fondo inoltre è «ripartito tra i comuni interessati sulla base del gettito effettivo dell’Imu e della Tasi». E il ministero dell’Interno «provvede a erogare a ciascun comune quanto attributo a titolo di Fondo di solidarietà comunale” (…) “in due rate da corrispondere entro i mesi di maggio e ottobre 2020, di cui la prima pari al 66 per cento».

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Il Fondo di solidarietà comunale per il 2020 è composto «da una quota assicurata attraverso una quota dell’Imu pari a 2.768.800.000,00» più una serie di incrementi, si legge ancora nel testo del Dpcm. Il riparto del Fondo per il 2020 «è effettuato prendendo come valore di riferimento per ciascun comune il valore del Fondo di solidarietà comunale per l’anno 2019». «Per l’anno 2020 – stabilisce ancora il decreto – è costituito un accantonamento di 7 milioni di euro sul fondo di solidarietà comunale» destinato alle «compensazioni del mancato recupero a carico del comune di Sappada» e anche ad «eventuali conguagli ai singoli comuni». E ancora: nella determinazione della quota del Fondo di solidarietà per il 2020 relativa ai singoli comuni, il dpcm fissa tra i vari criteri un «limite massimo di euro 5.500.000 annui ai comuni fino a 5mila abitanti».

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La quota più grande spetta a Roma (15 milioni), a Napoli vanno 7,6 milioni, a Milano, 5,1 milioni a Palermo, 4,6 a Torino, 3 milioni a Genova. Fino ai micro-stanziamenti da 600 euro a testa per una quarantina di piccolissimi Comuni. I sindaci potranno fronteggiare l’emergenza Coronavirus distribuendo buoni spesa o generi alimentari e di prima necessità a chi ne abbia bisogno.

L’ordinanza firmata ieri sera dal capo della protezione civile Angelo Borrelli riequilibra i fondi anche in base al reddito medio dei residenti e non dimentica i centri con poche decine di abitanti, stabilendo che in mancanza di risorse i 600 euro a loro destinati – la cifra minima stanziata – vengano sottratti alle grandi città.

Su base regionale è la Lombardia a ricevere la quota maggiore di risorse, 55 milioni; alla Campania vanno 50 milioni. Per il bilanciamento tra reddito pro capite e numero di abitanti, la Campania e la Sicilia ricevono risorse superiori al Lazio, pur avendo un numero inferiore di abitanti (5,9 milioni il Lazio, 5,8 milioni la Campania 5 milioni la Sicilia). A Bergamo, città duramente colpita dall’epidemia, andranno 642mila euro. Il Comune di Vo’, primo focolaio dell’epidemia, potrà aiutare chi è in difficoltà con 42mila euro, Codogno con 169mila euro, Alzano Lombardo, città che aveva chiesto di essere inclusa nella zona rossa, avrà 72mila euro. A Fondi e Nerola, le cittadine più colpite nel Lazio, 357mila e 13mila euro ciascuna.    A Dinami, in provincia di Vibo Valentia, che in base alla dichiarazione dei redditi del 2017 è il paese più povero d’Italia, vanno 20.400 euro. Al Comune più piccolo d’Italia con i suoi 33 abitanti, Morterone, in provincia di Lecco, 600 euro.

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lunedì, 30 Marzo 2020 - 09:41
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