Dove non arriva il Governo o dove il Governo si muove con lentezza rispetto alle mille emergenze provocate dallo tsunami Coronavirus, interviene la Regione Campania. Limitatamente, è ovvio, al territorio di competenza.
Così nella diretta pomeridiana, trasmessa oggi via Facebook, per fare il punto sull’andamento dei contagi ma soprattutto sulle misure messe in campo da Palazzo Santa Lucia, il governatore campano Vincenzo De Luca annuncia che accenderà un riflettore sulle carceri allo scopo di predisporre interventi mirati.
Interventi di tutela della popolazione dei detenuti e degli agenti della Penitenziaria. Interventi che su scala nazionale il Governo ha promesso ma di cui ad oggi non si sono visti gli effetti: la concessione della detenzione domiciliare a chi ha un residuo pena inferiore ai 18 mesi (salvo alcuni casi) è nei fatti un miraggio. Essa è ancorata all’applicazione dei braccialetti elettronici (solo chi deve espiare meno di sei mesi potrà facilmente tornare a casa), ma solo pochi giorni fa è stata ottenuta, sulla carta, una prima fornitura di 5mila braccialetti. Ne sono però arrivati poco meno di mille, ma il punto è che l’applicazione degli stessi prevede tempi lunghi: non più di 300 a settimana.
Ciò significa che la detenzione domiciliare introdotta nel decreto ‘Cura Italia’ allo scopo di sfoltire il sovraffollamento nelle carceri, fattore che costituisce un accelerante del contagio, non sarà nei fatti immediatamente possibile. Si va rilento, mentre il Coronavirus è già riuscito a varcare la porta carraia di diversi penitenziari così come il Dap, seppure con estremo ritardo, è stato costretto ad ammettere. In base agli ultimi dati, su scala nazionale vi sono 116 agenti della Penitenziaria e 19 detenuti positivi. Ieri è deceduto il primo detenuto: un 76enne che era recluso a Bologna. Ecco, dunque, che il governatore Vincenzo De Luca – che con i suoi provvedimenti anche molto restrittivi ha sempre anticipato il Governo sulle necessarie e più efficaci misure di contenimento – ha deciso di fare da solo. Nel penitenziario di Secondigliano – così come dichiarato da Franco Alberti, coordinatore nazionale di FIMMG Settore Medicina Penitenziaria – vi sono un medico e un infermiere contagiato. Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere i contagiati, invece, sono tre: due infermieri e un dirigente medico. Pochi casi soltanto, ma più che sufficienti per imporre un cambio di passo rispetto agli interventi di tutela di chi è ristretto e chi lavora in prigione.
Di qui l’impegno che De Luca si è assunto nel corso della diretta: «Credo che dovremmo fare valutazione sulle carceri: probabilmente dovremmo fare un lavoro mirato sulle carceri perché rischiamo di avere situazioni preoccupanti».
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venerdì, 3 Aprile 2020 - 15:41
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