La sospensione dei processi doveva terminare il 15 aprile ma ieri il Consiglio dei Ministri ha deciso che ci sia un nuovo stop per le attività di Tribunali e Giudici di pace. Il nuovo termine deciso da Palazzo Chigi è l’11 maggio, e così il Governo è andato incontro alle richieste dell’Associazione Nazionale Magistrati che lo aveva sollecitato facendosi portavoce dei timori della categoria (e non solo), ovvero che con l’apertura a metà aprile dei Palazzi di Giustizia, e migliaia di dipendenti a lavoro, ci fosse una moltiplicazione del rischio contagio.
Appello raccolto dal ministro Alfonso Bonafede: «Abbiamo valutato – ha affermato il Guardasigilli – di attuare questa misura, sentiti anche gli addetti ai lavori, per tutelare la salite di tutti gli utenti della giustizia». Restano però in piedi i casi che fanno eccezione e che sono già inseriti nel testo del decreto economico precedente, il ‘Cura Italia’.
Nel settore penale, quindi, restano assicurate le udienze di convalida di arresto e fermo; continuano i processi con imputati detenuti, qualora questi ultimi chiedano di procedere. Nel settore civile vanno avanti le udienze urgenti, relative cioè a famiglia e minori.
Con la conferma dello stop fino all’11 maggio, restano comunque i problemi che dall’inizio dell’emergenza sono stati sollevati dalle categorie dei lavoratori della giustizia come la difficoltà nello smart working per il personale amministrativo e e lo svolgimento da remoto di procedimenti penali e civili; il Consiglio superiore della Magistratura ha fatto presenti al Ministro queste problematiche, chiedendo, nel secondo caso, che in fase emergenziale si valuti una modifica delle norme che regolano processi civili e penali per faborire le modalità di svolgimento da remoto anche per le Camere di consiglio.
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martedì, 7 Aprile 2020 - 07:29
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