«Il crollo del Ponte Morandi è stato una tragedia annunciata, causata dalla volontà di sacrificare la sicurezza in nome dei profitti». Per questo il Governo si è costituito contro Autostrade per l’Italia dinanzi alla Corte Costituzionale. La decisione è arrivata dopo il ricorso di Aspi contro il Decreto ‘Genova’ al Tar Liguria, che ha a sua volta posto la questione di legittimità costituzionale alla Consulta.
Dopo il collasso del viadotto autostradale, avvenuto il 14 agosto 2018, causando la morte di 43 persone, l’Esecutivo, attraverso il decreto legge, ha affidato la gestione delle fasi di demolizione e ricostruzione ad una struttura commissariale, con a capo il sindaco Marco Bucci. Il commissario ha scelto le aziende demolitrici e quelle per ricostruire (Salini e Fincantieri che hanno formato il consorzio PerGenova). Il tutto estromettendo il concessionario, l’Aspi appunto, a cui sono poste in carico le spese. Ed è su tali questioni che la società controllata da Atlantia ha presentato ricorso dinanzi al Tribunale amministrativo. Lo scorso dicembre, poi, il Tar ligure ha rinviato gli atti ai ‘giudici delle leggi’ delineando rispetto al decreto oggetto del giudizio alcuni profili di incostituzionalità. Per i magistrati liguri «l’esclusione dalle attività di demolizione e ricostruzione del ponte Morandi, insieme all’imposizione di prestazioni patrimoniali di ingente importo statuite ex lege, paiono configurare una restrizione della libertà di iniziativa economica». Le considerazioni con cui la questione è stata demandata alla Corte Costituzionale riguardano anche la valutazione ‘sommaria’ effettuata nei confronti di Aspi. Il decreto secondo il Tar si è basato su «una meramente potenziale e nemmeno in via latamente indiziaria accertata responsabilità di Aspi». Dunque, si è dato per scontato che «Autostrade fosse colpevole con una valutazione adottata senza garanzie procedimentali, senza istruttoria adeguata a fare emergere anche solo elementi indiziari di responsabilità». Modalità queste che hanno portato alla violazione dei principi di proporzionalità e ragionevolezza».
Oltre che strategia strettamente processuale, da cui dipende il ricorso dinanzi Tar e di conseguenza anche le attività di ricostruzione del ponte, per il sottosegretario, la costituzione dinanzi alla Consulta è una «decisione politica chiara e doverosa, in nome di chi ha perso la vita, dei familiari delle vittime, di una città ferita e del Paese che chiede di accertare le responsabilità e di garantire un percorso di riscatto dopo quella tragedia». La scelta di costituirsi, ha concluso Fraccaro, consentirà all’Esecutivo di far valere «le ragioni per le quali abbiamo evitato di affidare la ricostruzione a chi doveva garantire la sicurezza del ponte e dei cittadini».
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giovedì, 16 Aprile 2020 - 19:12
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