Quattordici giorni per programmare la ‘fase 2’, per pensare e predisporre tutte le misure necessarie ad evitare, o cercare di evitare, che la inevitabile convivenza con il Coronavirus faccia schizzare verso l’alto la curva dell’andamento dei contagi che faticosamente, dopo oltre un mese di lockdown, ha imboccato la strada della discesa. Il Governo è al lavoro, la task force guidata da Vittorio Colao anche. Gli aspetti da affrontare sono tantissimi, ma ve n’è uno che rischia di creare notevoli problemi soprattutto nelle città metropolitane: quello dei trasporti pubblici. Trasporti che vengono gestiti o dalle Regioni o dai Comuni. Il punto è capire se dare una linea guida valida per tutti o lasciare che ogni Ente trovi le risposte adeguate. Roma si sta già muovendo in tal senso e, secondo quanto scrive oggi Repubblica Napoli, anche a Napoli l’Azienda napoletana mobilità che gestisce la Linea 1 della Metro e il trasporto pubblico su gomma (e i tram), starebbe facendo delle valutazioni.
L’idea che accomuna tanto la Capitale quanto Napoli è quella del contingentamento sui mezzi pubblici e nelle stazioni metro. Traduciamo: potrebbe passare la soluzione di un ‘contapasseggeri’, questo allo scopo di evitare la calca a bordo dei mezzi. Se sulla carta questa soluzione sembra la sola facilmente applicabile per garantire quel famoso ‘metro di distanza’ che diverrà uno dei simboli dell’emergenza sanitaria, è nella pratica che potrebbero nascere delle difficoltà. E potrebbero nascere nelle città dove il sistema trasporti non brilla per efficienza.
Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe nella città di Napoli, dove prima dell’emergenza Coronavirus la normalità voleva che un treno della Linea 1 della Metro passasse ogni 12 minuti (nella migliore delle ipotesi), ma anche ogni 20 minuti. Con un’attesa così lunga tra un treno e un altro, era inevitabile che il numero di utenti in attesa si gonfiasse di minuto in minuto. Era inevitabile che i treni, soprattutto negli orari di punta, si gonfiassero all’inverosimile. Con il contapasseggeri, che inevitabilmente ridurrebbe l’accesso ai treni (l’Anm pensa di portare a 400, anziché 800, il numero di passeggeri della linea 1 della Metro), cosa accadrà? Chi la mattina dovrà fruire di un mezzo pubblico per raggiungere il posto di lavoro, quante ore prima dovrà mettersi in fila per attendere il suo turno e salire così a bordo del treno della metro? Un contingentamento imporrà anche una revisione della fila allo scopo di disegnare un incolonnamento, a meno che, come si sta immaginando a Roma, il filtro non avvenga già ai tornelli, con un sistema elettronico che vieterà l’ingresso quando si è raggiunto il limite massimo di utenti in attesa del prossimo treno. Un sistema, questo, che può funzionare in una città virtuosa, come Milano, dove i treni della Metro sfilano ogni minuto.
A Napoli, invece, sarà un delirio. In tantissimi, per evitare di trovarsi prigionieri di un sistema che mal si concilia con la disfunzione ordinaria del servizio di trasporto pubblico, ripiegheranno sull’uso della macchina, esponendosi però a un esborso quotidiano non di poco conto. Nel centro città riuscire a parcheggiare sulle strisce blu è un miraggio, ma quand’anche si avesse un po’ di fortuna un lavoratore pendolare dovrà tenere conto di pagare 2 euro all’ora. E, se si considera che mediamente una giornata di lavoro è di 7 ore, il conto della sosta è presto fatto: 14 euro. Andrà peggio a chi, non trovando un posto nelle strisce blu, dovrà ripiegare sui garage privati: ci sono zone di Napoli (ad esempio quella a ridosso di piazza Municipio), dove la sosta giornaliera (intesa 12 ore) costa 20 euro per le auto più piccole, mentre quella oraria oscilla tra i 3,50 euro e i 4 euro.
Con la crisi economica che ha morso ferocemente gli italiani e soprattutto il ceto medio, sostenere costi così elevati per parcheggiare l’auto allo scopo di raggiungere il posto di lavoro sarà impossibile. Problemi vi saranno anche per la Circumvesuviana. Le tratte sono lunghe e, molto spesso, i treni fanno ritardo o vengono soppressi: anche qui i pendolari, nelle ore di punta, saranno condannati a lunghe attese. Ma non solo: immaginiamo la tratta Sorrento-Napoli. Le fermate sono numerose. Cosa accadrà a chi, ad esempio, dovrà salire a San Giorgio a Cremano, Barra o San Giovanni a Teduccio, che sono le ultime stazioni – prima di arrivare a Napoli – della tratta? Riusciranno mai a trovare posto?
L’unica speranza è che in campo entrino altre variabili favorevoli a chi sta pensando a un piano per la gestione dei trasporti pubblici. Molte aziende, ad esempio, potrebbero proseguire con lo smart working, dando così una sforbiciata al flusso dei pendolari. Inoltre se ristoranti, bar e pub dovessero continuare a restare chiusi, una larga platea di lavoratori non avrebbe ragione di spostarsi. Non ci saranno sicuramente turisti, considerato che difficilmente dall’estero riprenderanno i viaggi in Italia dal momento che ad oggi ogni Paese ha la sua emergenza sanitaria. E, infine, non dovrebbero esserci studenti che ogni mattina usano i mezzi pubblici per raggiungere Università e scuole. Queste quattro condizioni potrebbero conciliarsi con la riduzione dei posti disponibili sui mezzi di trasporto pubblico. Ma sono tutte possibilità, non vi è certezza. Tutto dipende dalle decisioni del Governo sulla ‘fase 2’, sul come avverrà la ripresa delle attività economiche e produttive.
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sabato, 18 Aprile 2020 - 14:18
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