La guerra era scoppiata un anno fa e aveva originato un episodio che resterà impresso nella storia dell’avvocatura nolana: nel tentativo di bloccare una riunione del Consiglio dell’Ordine convocata da alcuni componenti per rimuovere il presidente Domenico Visone dall’incarico e nominare il suo successore, Domenico Visone afferrò il computer portatile usato per verbalizzare la seduta e fuggì via. Da allora è seguito un ricorso al Tar, che Visone ha vinto rimanendo in sella, e una guerra interna che non si è mai sopita. Oggi pomeriggio, a gran sorpresa, l’epilogo di questo braccio di ferro che si sta consumando all’interno del Coa bruniano.
Con un lungo post su Facebook, Domenico Visone ha rassegnato le sue dimissioni da presidente del Coa ma continuerà a farvi parte come consigliere. A spingere l’avvocato Visone a prendere una decisione da lui definita «irrevocabile» è stato un articolo pubblicato ieri sul giornale di informazione online Anteprima24 dal titolo «Nola, 4mila avvocati in ‘ostaggio’ del presidente (incollate alla poltrona) Visone». Nell’articolo viene sottolineato come che esiste «una sentenza del Tar (marzo 2020) che riconosce al Consiglio dell’Ordine la facoltà di sostituirlo ed eleggere un nuovo presidente. Ma per tutta risposta Visone non convoca più il Consiglio». Parole che, se da un lato raccontano quanto sta accadendo all’interno dell’avvocatura bruniana, dall’alto hanno mandato su tutte le furie Visone, il quale, per dimostrare di non tenere in ostaggio i colleghi ha deciso di fare un passo indietro. Un passo indietro che il suo Consiglio invocava inutilmente già da oltre un anno (praticamente da pochi mesi dopo le elezioni di rinnovo del Coa), tanto da arrivare alla famosa riunione del 25 luglio, in piena notte, durante la quale 13 consiglieri cercarono di sfiduciarlo. Prima che si arrivasse al punto chiave, Visone afferrò il pc e andò via, chiamando finanche i carabinieri per fare sgomberare il Consiglio.
Una storia indimenticabile e indimenticata, che si è trascinata sino ai giorni nostri con le dimissioni irrevocabili di Visone e un suo lungo sfogo. «Non ho mai manifestato, io, interesse ed attaccamento alcuno alla poltrona, non ho mai detenuto in ostaggio alcuno (consiglieri ed iscritti), ho solo tentato, con forza, di essere corretto, scontrandomi con resistenze incomprensibili e prive di ragionevolezza», ha scritto su Facebook. Immancabile anche una stilettata: «Ho, altresì, sottolineato come mancassero all’appello versamenti di quote di iscritti per oltre € 400.000,00 (mai incassate negli esercizi precedenti e mai seriamente oggetto di attività di recupero coattivo tanto è che una parte non sarà più recuperabile), tesoretto che in questo momento avrebbe potuto consentire a questa Presidenza di dare un sostanziale supporto agli iscritti». Adesso spetterà al nuovo presidente provare a ricompattare un Consiglio che non si riconosceva più nella leadership di Visone.
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venerdì, 24 Aprile 2020 - 18:30
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