Messe ‘vietate’ in fase 2, bacchettate dalla Cei ed il Governo fa dietrofront: «Sì con protocolli di sicurezza»


Scontro tra Governo e Conferenza episcopale italiana, con l’esecutivo costretto, in tarda serata, ad una marcia indietro rispetto alla conferma del blocco sulle celebrazioni religiose annunciato ieri sera dal premier Giuseppe Conte. All’attacco la Conferenza dei vescovi ed Avvenire, poi la correzione di tiro da parte del Governo: per le messe verranno stabiliti dei ‘protocolli’, così da rispondere anche alle voci contrarie espresse nella stessa maggioranza.

Il premier aveva annunciato il prolungamento, anche dopi il 4 maggio, della chiusura delle messe ai fedeli, dicendo di fatto no alla Cei che aveva invece chiesto che, nei limiti del rispetto della sicurezza anticontagio, si desse nuovamente la possibilità ai credenti di frequentare le messe. Unica deroga, i funerali: concessì sì ma solo in forma strettamente privata (15 persone al massimo).

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Il mantenimento del ‘no’ alle liturgie con la comunità dei fedeli non è andato giù alla Cei, che in tarda sera ha diffuso un comunicato nel quale ha espresso il «disaccordo dei vescovi» ed invocato la violazione della libertà di culto. «Una scelta miope e ingiusta – ha aggiunto il quotidiano Avvenire – E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no».

«I Vescovi italiani – si legge nella nota – non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».

La risposta della Presidenza del Consiglio è arrivata a stretto giro: si prende atto delle rimostranze della Cei e si assicura che «nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza».

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lunedì, 27 Aprile 2020 - 08:32
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