Coronavirus, Conte difende la legittimità dei decreti: «Scelte tragiche ma obbligate e con lo scudo della Consulta»

giuseppe conte
Giuseppe Conte

Pieni poteri per gestire l’emergenza Coronavirus? Giuseppe Conte respinge al mittente (la minoranza) le accuse di avere utilizzato solo lo strumento dei Dpcm per gestire la complessa fase del Paese e si appella alla legittimità costituzionale di ogni passaggio normativo seguito finora. E cita, tra gli applausi della maggioranza e i brusii della minoranza, il giurista italo-americano Guido Calabresi –  che nel 1978 dedicò alle ‘Scelte tragiche’ un suo famoso lavoro accademico per giustificare decisioni dolorose – ma «obbligate».

«La portata delle critiche mosse – dice Conte – non mi sfugge. Ma i diritti della persona non sono stati né affievoliti né trascurati». Lo scudo, alle misure intraprese nel corso di questi mesi dice Conte, c’è ed è doppio: il codice civile e la Corte costituzionale che ha confermato come fossero «giustificate a tutela da situazioni di pericolo».

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La «situazione di emergenza – ha continuato –  richiede di riservare un certo grado di legittimità all’autorità amministrativa, perché la pandemia non è un fatto puntuale come un’alluvione o un terremoto che si verificano una volta per tutte, ma è un processo che si sviluppa secondo una continua ed imprevedibile evoluzione e impone quindi tolleranze sul grado di  determinatezza delle norme».

Il diritto costituzionale «è equilibrio nel rapporto tra poteri, nel bilanciamento di diritti e garanzie. Quando sono in gioco diritto salute e vita, che sono beni fondamentali ma anche presupposto per godimento di altri diritti, le scelte per quanto tragiche sono obbligate come direbbe Guido Calabresi».

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«Quando ho firmato i decreti – ha affermato il premier durante l’informativa alla Camera – mi sono posto problemi sugli effetti incisivi sui diritti degli italiani ma avevo la consapevolezza di difendere un bene primario di valore assoluto rispetto al quale altri diritti fondamentali non possono che recedere» dunque è «ingiusta l’accusa di avere arbitrariamente compresso libertà fondamentali: per tempo determinato, su base di solidi presupposti giuridici, si è deciso di ricorrere al Dpcm per la sua generalità, elasticità e garanzia del coinvolgimento delle parti sociali».

Rispetto ai mancati passaggi in Parlamento, altra accusa arrivata dall’opposizione, ricorda che «le misure sono state l’esito di decisioni ispirate a proporzionalità e massima precauzione ma anche a tempestività, imprescindibile perché fossero realmente efficaci».

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giovedì, 30 Aprile 2020 - 13:55
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