L’Italia si rimette in moto, anche se lentamente. Secondo i consulenti del lavoro questa mattina tornano al lavoro, in ufficio o in azienda, 4,4 milioni di persone in tutta Italia mentre altri 2,7 milioni resteranno a casa. Ma vi è un doppio paradosso: a rientrare in servizio saranno soprattutto gli over 50 e la ripresa riguarderà in prevalenza le Regioni del Nord, più colpite dal virus (2,8 milioni di lavoratori contro i 812mila al Centro e 822mila al Sud). Un dato quest’ultimo più che prevedibile dal momento che l’economia di Nord e Sud è profondamente diversa: nel Settentrione proliferano le industrie e le grosse imprese per le quali sono state allentate le maglie, il Mezzogiorno vive in larga parte di turismo e di commercio al dettaglio oltre che di ristorazione, vale a dire vive di tutti quei settori che invece devono restare ancora chiusi.
Con la giornata di oggi scatta ufficialmente la ‘fase 2’, accompagnata anche dal nuovo modello di autocertificazione.
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Introdotta qualche concessione in più: oltre ai motivi di necessità, di lavoro e di salute, gli spostamenti sono consentiti per fare visita a coniugi, conviventi, partner delle unioni civili, parenti fino al sesto grado, affini fino al quarto grado come i cugini del coniuge. E a persone «legate da uno stabile legame affettivo», come i fidanzati ma non, precisano fonti di governo, gli amici. Via libera anche all’attività motoria non solo nei pressi della propria abitazione e nei parchi ma resta chiaro che non si può uscire dalla propria regione, se non – una volta sola – per tornare nella propria residenza o domicilio, se per il lockdown si era rimasti bloccati altrove. Resta, invece, un margine di incertezza sul divieto a raggiungere le seconde case. Sul fronte del lavoro, oggi ripartono la manifattura, le costruzioni, il commercio all’ingrosso legato ai settori in attività, che vanno da tessile e moda, ad automotive e fabbricazione di mobili. Ripartono anche esami universitari e lauree in presenza, purché si possano tenere le distanze, sono possibili attività di restauro e laboratori e tirocini universitari. Riaprono i concessionari d’auto. Il dpcm firmato il 26 aprile dal premier Conte prevede comunque mascherine per tutti, sia nei luoghi accessibili al pubblico, sia sui mezzi di trasporto. Si possono usare anche mascherine autoprodotte ma sono esentati i bambini sotto i sei anni. I bambini possono godere della riapertura dei parchi e delle ville, dove però restano chiuse le aree giochi. Resta comunque il divieto di assembramento, non solo nei luoghi pubblici ma anche in quelli privati. Ma si può tornare a fare sport e correre anche lontano da casa, ma sempre da soli e tenendo dagli altri una distanza di due metri: ci si può muovere anche in auto o bus per andare a correre. Si possono fare passeggiate, anche con i bambini, a un metro di distanza da altri. Ripartono gli allenamenti individuali degli atleti. Ancora niente messe: si studia la possibilità di permetterle dall’11 maggio, magari all’aperto. Si possono però celebrare i funerali, con un massimo di 15 persone e obbligo di mascherina, e si può andare nei cimiteri. Restano chiuse anche le scuole, ma riaprono i centri diurni per i disabili e si valuta di permettere da fine mese o a giugno l’apertura di asili nido e centri estivi. Fino al 18 maggio serrande abbassate anche per i negozi al dettaglio, parrucchieri e barbieri, ristoranti e bar.
Quello che inizia oggi è uno ‘stress test’. Dai dati che saranno raccolti nei prossimi 14 giorni si capirà se dal 18 maggio si potrà riaprire di più in alcune Regioni e se al contrario in singole aree del Paese dovrà tornare il lockdown. Tuttavia come noto ci sono già alcune Regioni, come la Calabria, che hanno allentato le maglie del Dpcm innescando uno scontro istituzionale con il Governo.
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lunedì, 4 Maggio 2020 - 09:40
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