Paradosso Bonafede alla Camera, accusa le opposizioni di offendere la sua onorabilità ma salva Nino Di Matteo

di Manuela Galletta

L’ordine di scuderia è ‘non rompere’ con Nino Di Matteo, il magistrato antimafia che il Movimento Cinque Stelle ha portato in gloria e che, inaspettatamente, s’è trasformato nel peggior nemico dei pentastellati, del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del governo tutto. L’ordine di scuderia grillina è provare a ricucire quel pauroso strappo che Nino Di Matteo ha provocato in diretta tv, dando adito al velenoso sospetto che nel giugno 2018 Bonafede decise di non affidare a Di Matteo la nomina, prospettata, di capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria perché ‘pressato’ in qualche modo dai boss mafiosi.

E così nel giorno dell’informativa a Montecitorio su cosa accadde due anni fa e sul perché si decise di virare su Francesco Basentini (costretto alle dimissioni poche settimane fa), il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede compie l’ennesimo capitombolo politico. Sì, perché nel tentativo di ribadire la sua rettitudine e la totale assenza di ingerenze in quella nomina (circostanza cui non si fa fatica a credere), il Guardasigilli non accusa Di Matteo di avere alzato il polverone (peraltro con modalità e tempistiche assai discutibili) e di avere alimentato un avvilente dibattito politico-mediatico, bensì ‘salva’ Di Matteo da qualsiasi responsabilità dal caos che si è generato e se la prende esclusivamente coi suoi antagonisti politici, quelli che – strumentalmente – si sono gettati sull’osso lanciato dal magistrato per cercare di fare capitolare Bonafede e, come effetto domino, pure il Governo. «La nomina a capo del Dap nel giugno del 2018 è avvenuta secondo la legge, con la più ampia discrezionalità e non c’è stato alcun condizionamento – dice Bonafede in Aula – La trasparenza e la verità rappresentano sempre i migliori antidoti per i dibattiti contaminati dalla menzogna e dalla malafede. Non mi riferisco alle parole del dottor di Matteo, mi riferisco invece al fatto che su quelle parole il dibattito politico-mediatico ha generato una congerie di caotiche e vergognose illazioni e suggestioni istituzionalmente e personalmente inaccettabili».

E’ una difesa surreale quella di Bonafede, che volutamente dimentica le responsabilità di chi l’ha fatto piombare sul banco politico degli imputati: senza le dichiarazioni di Di Matteo in diretta tv, senza le suggestioni fortissime sollevate dal magistrato, le opposizioni – con Lega e Fratelli d’Italia in testa – non avrebbero potuto cavalcare la mancata nomina del Dap di Di Matteo nel 2018 per chiedere le dimissioni di Bonafede e avanzare una mozione di sfiducia. Senza le dichiarazioni di Di Matteo in diretta tv, oggi Bonafede non si sarebbe ritrovato a difendere in Aula la sua «onorabilità», a invocare il «rispetto degli altri e dalla memoria di chi è morto per servire questo paese» e lamentare che il dibattito politico è trasceso. Scomodando Pirandello, Bonafede sostiene che «questo è un dibattito come un altro, con un po’ di verità e un po’ di menzogna, o meglio con più verità da lasciare a ciascuno la propria ricostruzione dei fatti in una sorta di pirandelliano ‘così è se vi pare’».

Vale la pena ricordare al ministro che se in tanti hanno potuto romanzare la propria verità è proprio per via delle «suggestioni e delle illazioni», come le definisce il Guardasigilli, che sono arrivate da Nino Di Matteo, che solo due anni dopo dai fatti ha rappresentato circostanze che, se minimamente fossero state vere, avrebbero imposto al magistrato di darne notizia agli uffici giudiziari competenti per aprire un fascicolo di indagine anche e soprattutto allo scopo di evitare che un ministro, facilmente condizionabile, sedesse per altri 24 mesi in via Arenula. Invece no. Bonafede se la prende solo con chi ha deciso di usare contro di lui le parole Di Matteo, ché l’ordine di scuderia è ricucire lo strappo col magistrato per evitare che i pentastellati non siano chiamati a scegliere se schierarsi col magistrato o con Bonafede.

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martedì, 12 Maggio 2020 - 12:21
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