Processo a Greco, stesso microfono per più avvocati e giornalisti ‘distaccati’ in sala d’attesa: la ‘fase 2’ a Torre Annunziata

di Roberta Miele

«Lei chi è?», «Stampa», «Attenda un momento fuori, vediamo quanti siamo in Aula e se può entrare». È ripreso in maniera insolita – questa mattina (martedì 19 maggio) –  il processo ‘Olimpo’, incardinato presso il Tribunale di Torre Annunziata, che vede imputati l’imprenditore di Castellammare di Stabia Adolfo Greco e alcuni esponenti (presunti o tali) della camorra locale. E diversa dal periodo storico ante-covid è tutta la vita all’interno della palazzo di giustizia. A partire dall’ingresso, dove uno dei due volontari della Croce Rossa misura la temperatura corporea. Superato il test, è possibile accedere all’atrio. Semivuoto. La calca a cui i frequentatori delle aule di giustizia sono abituati sembra lontana anni luce.

Il giudizio a carico di Adolfo Greco, così come da quasi un anno a questa parte si tiene nell’Aula Siani. Gli otto avvocati, alcuni imputati e qualche familiare attendono fuori, insieme ai giornalisti. Tutti muniti di mascherina, ovviamente. Sulla porta c’è un cartello: «Capienza massima 20 persone tra giudici, personale di ufficio, avvocati ed utenza». Sulla destra, invece, c’è il dispenser del disinfettante. L’udienza del procedimento precedente è terminata. Tocca ad ‘Olimpo’. Entrano tutti gli interessati, una ventina di persone. I legali si sistemano, come sempre, nel banco della difesa, pubblico e stampa si siedono dietro, tra una persona e l’altra ci sono per lo meno tre posti vuoti. Arriva anche il pubblico ministero, il cancelliere è seduto nel suo banchetto. Entra il collegio giudicante presieduto da Fernanda Iannone. Si guarda intorno, conta i presenti: «Siamo 26, troppi. Qualcuno deve uscire». Si arriva a diciannove solo con le persone strettamente necessarie. Per forza di cose, il pubblico deve essere sacrificato, la stampa, che viene invitata a spostarsi in sala d’attesa, altrettanto. Poi la soluzione: le porte della sala d’attesa vengono aperte, i giornalisti, a distanza di sicurezza uno dall’altro, ascoltano quello che avviene in aula. La presidente Iannone, a sua volta distante dai due giudici a latere, chiede ai legali di disporsi su banchi diversi. Tutto sembra pronto, ma i microfoni sono appena quattro, dunque un avvocato, per prendere la parola, deve uscire dal banco, fare qualche gradino e poi, finalmente, parlare.

L’avvocato Vincenzo Maiello è perplesso: «Più difensori saremo costretti ad utilizzare lo stesso microfono. È l’elemento che più mi desta preoccupazione». E poi, evidenziano gli avvocati, i microfoni già usati dai legali del giudizio precedente, senza che siano stati disinfettati né l’Aula è stata sanificata. Insomma, per le difese, mancano le condizioni per la celebrazione del processo e pertanto viene chiesto un rinvio. Ma il collegio rigetta l’istanza. Secondo gli specialisti dell’Asl, l’Aula Siani può contenere fino a venti persone, nel rispetto delle distanze minime, l’udienza quindi deve proseguire. «Invito tutti a evitare ulteriormente il contagio. – dichiara la presidente Iannone – Se ritenete che il microfono sia pericoloso, state il più lontano possibile, non toccate niente, tanto si accende automaticamente e utilizzate le mascherine». Il processo può cominciare.

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martedì, 19 Maggio 2020 - 21:07
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