Alfonso Bonafede può tirare un sospiro di sollievo. E, prima ancora, che i senatori siano chiamati a esprimere il loro voto. Poco dopo mezzogiorno, Matteo Renzi interviene nell’Aula del Senato per motivare l’orientamento di Italia Viva rispetto alle due mozioni di sfiducia presentate dal centrodestra e da +Europa. Ebbene, come era prevedibile, Italia Viva voterà contro quelle due mozioni. E lo farà pur ritenendo, come sottolinea Renzi, che entrambe «abbiamo posto dei temi veri».
Le ragioni che Renzi pone sul tappeto sono di ‘stile’. Pur non condividendo la linea della giustizia di Bonafede, Matteo Renzi rifiuta di sfruttare le due mozioni per rivalersi su un ‘nemico’ che non ha esitato, a suo tempo, a salire sul carro dei fucilieri di diversi esponenti renziani quando questi sono stati toccati dalle inchieste. «Signor ministro, avrebbe mai potuto immaginare un’occasione di vendetta così chiara? Essere additati, andare sui giornali, subire l’onta di un massacro mediatico, fa male. E’ la politica che ci guida, non il populismo. Non è il giustizialismo, è la giustizia. Credo che se noi votassimo oggi in base ai metodi utilizzati dal suo gruppo, lei oggi dovrebbe andare a casa. Ma noi non siamo come voi. Io credo che questa vicenda che l’ha colpita la possa far riflettere e possa fare riflettere i Cinque stelle», dice Renzi. E la riflessione che Renzi invoca è sul tema del garantismo e su quello della cultura del sospetto: «Avete detto: ‘Se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta’. No signor ministro, se c’è un sospetto non ci si deve dimettere. La cultura del sospetto è la cultura del khomeinismo, diceva Giovanni Falcone. Noi oggi abbiamo un compito: dimostrare che non si fa politica affermando risentimento personale».
E, allora, Bonafede resti pure al suo posto, ma cambi rotta. «Sulla prescrizione, sul processo penale e civile c’è molto da fare – dice Renzi, indicando la via da seguire – Signor ministro, faccia il ministro della Giustizia, non dei giustiziasti». Un messaggio viene lanciato anche a Conte, cui Renzi si rivolge durante il suo intervento: «Se il ministro della giustizia ci avesse ascoltato nel febbraio 2020 sul Dap ciò che è accaduto non sarebbe accaduto. A noi non interessa un sottosegretario, ci interessa che si sblocchino i cantieri. Quando noi portiamo delle idee non stiamo cercando la visibilità. Stiamo cercando di affermare dei concetti». Il senso del discorso è chiaro: Italia Viva salva Bonafede e con esso il Governo, ma adesso la linea di Italia Viva su alcuni temi dovrà avere una corsia preferenziale nell’agenda di Governo.
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mercoledì, 20 Maggio 2020 - 12:44
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