Tre istituti penitenziari e 280 detenuti: parte da qui #Ricuciamo, il progetto di inclusione lavorativa, finalizzato alla produzione interna di mascherine chirurgiche, nato da una partnership fra il Commissario straordinario per l’emergenza Covid e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. Le carceri interessati sono quelli di Rebibbia, Salerno e Bollate, dove oggi è stata presentata l’iniziativa.
Nelle tre case di reclusione, ha chiarito Ernesto Somma, responsabile del team ‘riconversione incentivi’ del Commissario per l’emergenza, prendono forma, dunque, «dei veri reparti industriali per una produzione efficiente di mascherine e quindi dalle tre carceri verrà fornito un contributo al Paes». I detenuti dei 3 istituti penitenziari saranno impegnati nella produzione complessiva di circa 400.000 mascherine chirurgiche al giorno (circa 12 milioni di mascherine/mese). I dispositivi di protezione prodotti saranno destinati principalmente ai detenuti e al personale che opera negli istituti penitenziari, mentre l’eccedenza verra’ consegnata al Commissario Straordinario per la distribuzione sul territorio nazionale. Il progetto è portato avanti assieme anche ad alcuni partner privati.
«E’ un progetto ambizioso, ho sempre considerato il lavoro dei detenuti una priorità, la strada maestra per il percorso rieducazione, e non solo a favore detenuto ma di cui beneficia tutta la collettività. Il detenuto rieducato quando poi è reinserito nella collettività con minore probabilità torna a delinquere. A maggior ragione – ha spiegato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che ha firmato con il commissario Domenico Arcuri il protocollo per la produzione delle mascherine – abbiamo sentito l’esigenza di investire su questo in un momento in cui società vive problema enorme, l’emergenza coronavirus». «Nel confronto costante con Arcuri ho raccolto proposta che ha portato a una sinergia virtuosa che permette ai detenuti di lavorare per produrre mascherine che servono per chi vive e opera nelle carceri ma – ha sottolineato – miriamo a anche a un’eccedenza da dare alla protezione civile quindi a tutta la collettività». Si tratta, ha concluso il ministro, «non solo di fare lavorare i detenuti ma sono i detenuti che, in momento di emergenza, fanno qualcosa di utile per la società».
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martedì, 26 Maggio 2020 - 19:17
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