Alla fine, dopo le polemiche e la ribalta social e televisiva, è intervenuta direttamente l’Unità di crisi della Regione Campania per stigmatizzare – stavolta con un atto ‘ufficiale’ e non con una dichiarazione – il comportamento del sindaco di Avellino; Gianluca Festa sabato notte si era reso protagonista di una ‘scenetta’ che, registrata e mandata sui social network, aveva fatto indignare non solo nel capoluogo che amministra dal giugno 2019 (quando fu eletto a capo di una coalizione di liste civiche battendo il Pd rappresentato da Luca Cipriano).
L’Unità di crisi ha infatti scritto al prefetto di Avellino Paola Spena esprimendo «viva preoccupazione per quanto si è verificato la scorsa notte nel pieno centro del capoluogo irpino dove, con documentazione di video e foto, si sono registrati assembramenti in palese contrasto con le Ordinanze regionali e le norme nazionali in vigore, con grave rischio sanitario».
L’Unità di crisi ha chiesto alla Prefettura «di mettere in campo tutte le azioni sanzionatorie e di contrasto al possibile ripetersi di tali gravi eventi». Una richiesta che significativamente proviene dalla task force regionale e non dal governatore De Luca, oggetto dei coretti dei ragazzi della Movida avellinese ‘diretti’ da Festa in una folla notte di contestazioni; il presidente regionale nella giornata di ieri non ha speso alcuna parola verso Festa col quale, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, si sono susseguite diverse frizioni sul tema della tamponatura di massa coi test rapidi: idea lanciata e messa in pratica dal primo cittadino irpino e bollata come inutile iniziativa da De Luca.
A parlare al posto del governatore è stato però suo figlio Piero, parlamentare Pd. Festa, ha affermato De Luca junior «è l’esempio di tutto ciò che non può e non dev’essere un amministratore locale e un uomo delle istituzioni. Chieda scusa immediatamente alla sua città, fatta di tante donne e uomini che lavorano, fanno sacrifici, rispettano le regole, e rischiano di essere travolti da un’immagine generalizzata degradante. Chieda scusa alla comunità salernitana offesa immotivatamente dalle sue urla. Chieda scusa a tutti i Campani, che hanno dato dimostrazione di compostezza, serietà e responsabilità in questi mesi».
Il sindaco di Avellino, dal canto suo, ha scelto la popolare ‘tribuna’ di Domenica Live condotta da Barbara D’Urso per giustificare la propria bravata: «Se non fossi intervenuto – ha dichiarato riferendosi alla propria presenza tra i giovani della Movida – chissà cosa sarebbe accaduto. Coi giovani ci vuole il dialogo, non il lanciafiamme. C’era pericolo per l’ordine pubblico, sono intervenuto ed ho improvvisato. Non era semplice. Ho preferito il dialogo». Giustificazioni che non hanno convinto la Regione che ha deciso di passare all’azione e scrivere al prefetto da cui, con tutta probabilità, arriverà una censura.
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lunedì, 1 Giugno 2020 - 07:52
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