La protesta in piazza da Roma a Bari e nelle piazze virtuali. Ancora una volta gli avvocati alzano la voce contro la paralisi della Giustizia, l’unica grande impresa (statale) ad essere ancora in fase di lockdown. Oggi gli avvocati hanno inscenato un “funerale” laico della giustizia, davanti alla sede della Cassazione, in segno di protesta contro «i ritardi che stanno caratterizzando la fase di ripresa delle attività». Alcune decine di avvocati (numero concordato con la prefettura per garantire il distanziamento) ha mostrato bandiere italiane e anche una bara. ««E’ morta la tutela dei diritti e delle libertà di milioni di cittadini». hanno scritto sull’annuncio funebre esibito. L’avvocatura romana ritiene “inaccettabile” che tanti settori, da quelli produttivi allo sport siano ripartiti, mentre la Giustizia è «drammaticamente ancora ferma al palo».
A Milano, in una conferenza stampa il presidente dell’Ordine degli Avvocati Vinicio Nardo ha chiesto «innovazioni tecnologiche e cambiamenti strutturali», in modo che la giustizia possa «essere pronta alla possibile ricaduta in autunno. Il periodo di chiusura ci ha insegnato cosa occorre cambiare». E l’ordine di Brescia, in una lettera al ministero della Giustizia, chiede un protocollo unico, tenendo però «conto dei territori maggiormente provati dal Covid come la Lombardia».
A Bari circa 300 avvocati sono scesi in piazza anche a Bari chiedendo un «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici giudiziari» e «una norma di legge, anche con decretazione d’urgenza, che consenta lo svolgimento di tutte le attività giudiziarie anche nei prossimi mesi di emergenza». Negli oltre tre mesi di lockdown l’avvocatura distrettuale stima che siano stati rinviati circa l’80% dei processi civili e penali.
Anche a Palermo si è tenuta una conferenza stampa, nel corso della quale il presidente del Consiglio dell’Ordine Giovanni Immordino, il delegato alla Cassa forense del Distretto della Corte di Appello di Palermo Pietro Alosi, il presidente dell’Unione dei fori siciliani Giuseppe Di Stefano, il delegato all’Ocf (Organismo congressuale forense) del Distretto della Corte di Appello di Palermo Accursio Gallo hanno reso noti i numeri dei danni provocati dal lockdown: il 60% degli avvocati ha chiesto il bonus dei 600 euro (solo a Palermo sono stati circa 3mila); i procedimenti penali rinviati dal 9 marzo all’11 maggio sono 10.800 ed entro luglio saranno, secondo una stima, circa 20mila.
C’è poi chi ha scelto la strade della campagna social: gli avvocati dell’associazione Libertà e Dignità Forense hanno realizzato un video con i toni della commedia per denunciare che «a oltre un mese dalla fine del lockdown si celebrano solo il 20% dei processi. Tanti proclami ma la giustizia di fatto è ancora paralizzata». «Non ti posso difendere», lo slogan scelto, che è anche la risposta dei legali, che nel video si sono improvvisati attori, ai possibili clienti, «perché gli uffici giudiziari sono praticamente paralizzati».
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martedì, 23 Giugno 2020 - 19:16
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