Cimminiello, vittima innocente della camorra vigliacca: ergastolo confermato in Appello al boss Abete e al braccio destro

Gianluca Cimminiello, il tatuatore vittima innocente della camorra

Ergastolo confermato in Appello per il boss Arcangelo Abete e il suo braccio destro Raffaele Aprea per l’omicidio del tatuatore Gianluca Cimminiello, vittima innocente della furia vigliacca della camorra. Poco dopo mezzogiorno, i giudici della quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato la sentenza di condanna al carcere a vita che era stato disposta in primo grado per i due imputati. Abete è stato riconosciuto colpevole di avere ordinato il delitto per fare un piacere al boss Cesare Pagano, mentre Aprea è colui che si fece carico dell’organizzazione del raid. Ad eseguire il delitto fu Vincenzo Russo, che per questo omicidio è stato già condannato in via definitiva alla pena dell’ergastolo.

Gianluca aveva 31 anni quando la camorra gli tolse la vita. Aveva pubblicato sul suo profilo Facebook un fotomontaggio che lo ritraeva insieme al Pocho Lavezzi (che all’epoca giocava nel Napoli) mentre il calciatore mostrava i suoi tatuaggi. Un tatuatore concorrente di Gianluca non gradì quello scatto: temeva che questo avrebbe portato più clienti a Cimminiello, danneggiandolo. Così dapprima esortò Cimminiello a rimuovere la foto ma, dopo avere ottenuto risposta negativa, si rivolse a personaggi del clan Amato-Pagano ritenendo che i modi spicci della camorra potessero essere più convincenti. Pochi giorni prima dell’omicidio una ‘squadretta’ di camorristi si recò nel negozio di Cimminiello, a Casavatore (in provincia di Napoli). Volevano picchiarlo, ma Gianluca che praticava kickboxing reagì al sopruso e picchiò uno del ‘branco’. Non sapeva che il picchiato fosse un parente stretto del boss Cesare Pagano.

Non poteva immaginare che nel mondo di disvalori della camorra, la sua legittima reazione sarebbe stata vissuta come un’onta che andava vendicata. Della punizione – raccontano gli atti di inchiesta – si fece carico il boss Arcangelo Abete, che in quel periodo era detenuto ai domiciliari e che faceva parte del clan Amato-Pagano. Abete, hanno raccontato i pentiti, aveva un debito di riconoscenza nei confronti di Cesare Pagano e così decise di riparare il boss occupandosi di Cimminiello. Diede incarico al suo braccio destro Raffaele Aprea di occuparsi della vicenda. Il 2 febbraio 2010 Vincenzo Russo uccise Cimminiello a sangue freddo dinanzi all’ingresso del negozio di tatuaggi a Casavatore.

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giovedì, 25 Giugno 2020 - 13:21
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