Le mani della ‘ndrangheta brianzola sulle imprese turistiche del Nord in crisi, questa mattina la polizia, coordinata dalla Dda di Milano, ha dato esecuzione a quattro misure cautelari e al sequestro di quote societarie. Le accuse nei confronti degli arrestati sono quelle di estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura. L’indagine è stata condotta dalla polizia postale. La ‘ndrangheta, in particolare, controllava direttamente un albergo in Liguria.
Tra gli arrestati anche un professionista nel settore dell’intermediazione finanziaria, che si appoggiava al principale indagato, Alfonso Pio. E’ emerso, scrivono gli inquirenti, un «grave episodio di infiltrazione mafiosa nel contesto economico ed in particolare nel settore turistico – alberghiero». Sarebbe stato proprio il consulente finanziario a segnalare alla ‘ndrangheta «le potenziali vittime» e a pianificare le operazioni finanziarie.
Ad Alfonso Pio viene contestata, tra le altre cose, un’estorsione aggravata dal metodo mafioso perché, assieme ad un altro degli arrestati, Omar Petrocca, «con minacce» avrebbe costretto i soci della Confort Hotels & Resorts srl, «società proprietaria dell’Hotel del Golfo» di Finale Ligure, a consegnare allo stesso Petrocca «i certificati cartacei attestanti la titolarità delle quote della società». E ciò per «ottenere il controllo di quest’ultima, senza dar seguito al contratto preliminare di vendita delle medesime quote già stipulato» con un altro socio. Così Pio avrebbe ottenuto nel 2018 il controllo della società e del resort.
Alfonso Pio fin dal 2016, poi, avrebbe imposto che la sua compagna Nelli Gubina, detta Stella, «soggiornasse gratuitamente in una suite a lei riservata, sia nella stagione estiva che in quella invernale nonostante l’hotel fosse chiuso al pubblico da ottobre ad aprile». Nel giugno 2018 avrebbe anche minacciato «di morte» un dipendente dell’hotel dicendogli che Stella «può prendere quello che vuole … sono io il capo» e il primo agosto 2018 lo avrebbe picchiato «impossessandosi dei contanti presenti in cassa».
L’indagine è scaturita da una precedente inchiesta, l’operazione ‘Bruno’, conclusa nel 2018 con l’arresto tra Italia e Romania di 21 persone (e altri 14 indagati) per associazione a delinquere transnazionale, frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico e riciclaggio di proventi di campagne di ‘phishing’, “che lasciava intravedere un interesse della ndrangheta verso il cybercrime. Aspetto emerso anche dall’inchiesta che ha portato oggi agli arresti.
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martedì, 30 Giugno 2020 - 09:31
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