Processo sul crollo di Rampa Nunziante, la consulente della difesa di un imputato: «Palazzo crollato in poche ore»

Torre Annunziata, crollo della palazzina di Rampa Nunziante (foto Kontrolab)
di Roberta Miele

«Non penso che il giorno prima ci fosse un indizio così forte da fare pensare al crollo». Per l’ingegnere Caterina Giagnuolo il collasso della palazzina di rampa Nunziante a Torre Annunziata, che il 7 luglio 2017 ha portato alla morte di otto persone, non sarebbe stato preannunciato da lesioni evidenti. Il giorno dopo il terzo anniversario dalla tragedia è ripartito il processo a carico di quindici persone, bloccato per tre mesi dal Covid-19. L’udienza di ieri (mercoledì 8 luglio), programmata nell’Aula Giancarlo Sian del Tribunale di Torre Annunziata, si è tenuta nell’Aula Nitrato Izzo perché la sala dedicata al giornalista è stata dichiarata inagibile dai vigili del fuoco a causa di un allagamento avvenuto durante la notte.

Le parti e il giudice monocratico Francesco Todisco hanno ascoltato la testimonianza della consulente tecnica nominata dalla difesa dell’architetto Massimiliano Bonzani, accusato di falso in atto pubblico. L’ingegnere Giagnuolo ha condiviso l’ipotesi dei consulenti della procura, i professori Augenti e Prota, per i quali il crollo si è verificato a causa dello schiacciamento del terzo maschio murario in seguito ai lavori di ristrutturazione al secondo piano, ma ha dubitato sulle avvisaglie che secondo i ctu si sarebbero palesate con evidenza i giorni precedenti il collasso. Per la consulente si sarebbero formate delle microlesioni, l’intonaco si sarebbe staccato, ma elementi di cedimento non ci sarebbero stati. Considerato il tipo di struttura, ha continuato l’ingegnere, è possibile che ci sia stata «un’evoluzione anche di ore». Ipotesi che però – ha evidenziato l’accusa rappresentata dalla pm Andreana Ambrosino – non collima con il racconto di alcuni testimoni, secondo i quali i giorni antecedenti la tragedia porte e finestre non si chiudevano. In ogni caso, per la teste, «sarebbe stato necessario puntellare l’intera zona del solaio per scaricare il peso della struttura o, in alternativa, effettuare una verifica di staticità per essere sicuri che quel solaio avrebbe retto».

La consulente, interrogata dalla difesa, ha poi dichiarato: «Il primo piano regolatore di Torre Annunziata risale al 1972. Dal 1959 (anno a cui risale la licenza di abitabilità, ndr) il comune sapeva dell’immobile. Evidentemente non lo riteneva abusivo, altrimenti avrebbe dovuto emettere un’ordinanza di abbattimento». E di qui il duro scontro tra accusa e difesa dell’architetto (avvocati Gennaro Ausiello e Luciano Bonzani), tanto da costringere il giudice Todisco a sospendere l’udienza. La procura ha definito i due legali «scorretti» per avere chiesto alla teste anche della dei profili urbanistici dell’edificio di rampa Nunziante n. 15, tema di primaria importanza per la difesa di Massimiliano Bonzani, accusato di avere presentato agli enti pubblici una serie di atti falsi per dare una diversa rappresentazione dello stato dei luoghi con l’obiettivo di nascondere gli abusi già apportati e da apportare ancora alla palazzina.

L’argomento, non concordato con le altre parti per la giornata odierna, era già affrontato in Aula dal professore di Legislazione Urbanistica Alberto Coppola il 25 settembre 2019. Il consulente aveva spiegato che l’unico titolo edilizio risale al 1957 ed autorizzava la costruzione di una villetta bifamiliare su due livelli, mentre è del 1959 la licenza di abitabilità chiesta dall’allora proprietaria per quattordici alloggi. L’edificio costruito su cinque piani quindi, per il professore, è del tutto abusivo. Dopo diversi minuti di scintille, la richiesta (rigettata) da parte dei legali di un rinvio ed una pausa di circa mezz’ora, gli animi si sono calmati e la consulente ha terminato la sua deposizione, l’ultima sull’argomento. Il giudice Todisco, infatti, ha avvisato: non saranno ammesse altre deposizioni sulle interpretazioni e le prassi normative.

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giovedì, 9 Luglio 2020 - 15:20
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