‘Ndrangheta nel settore rifiuti, 5 arresti nel Varesotto: coinvolto un consigliere comunale di Busto Arsizio

paolo efrem
Paolo Efrem

Paolo Efrem, consigliere comunale di Busto Arsizio eletto tra le fila di Busto Grande e primo consigliere di colore (ha origini etiopi) della cittadina del Varesotto è tra gli arrestati dell’operazione del Gico di Milano sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore rifiuti del Comune lombardo. Cinque gli arresti ordinai dal gip di Milano, il consigliere è finito in carcere per emissione di false fatture con l’aggravante dell’agevolazione delle cosche. L’ordinanza del gip Sara Cipolla riguarda anche il capo del clan di Legnano-Lonate Pozzolo, Vincenzo Rispoli.

L’ordinanza di custodia in carcere, con al centro i reati di estorsione ed emissione di false fatture con l’aggravante del metodo mafioso, è stata eseguita anche dal Nipaaf dei carabinieri forestali di Milano.  In un comunicato, firmato dal procuratore Francesco Greco, si spiega che il consigliere arrestato è risultato «collegato con esponenti» della ‘locale’ della ‘ndrangheta capeggiata da Vincenzo Rispoli, storico esponente della mafia calabrese al nord ed imputato nel processo ‘Krimisa’ in corso.

Paolo Efrem, che nel 2018 è entrato come primo consigliere di colore nel Consiglio comunale di Busto Arsizio  avrebbe secondo gli inquirenti emesso false fatture per 100 mila euro attraverso la sua società Efrem Trade.    I fondi neri così creati, stando alle indagini del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, sarebbero serviti per pagare «spese di viaggio e di soggiorno» al nord dei familiari di Silvio Farao, presunto boss della ‘ndrangheta detenuto al 41bis. Sempre secondo l’inchiesta, Efrem, eletto con una lista civica di centrodestra, avrebbe fatto in pratica anche da «autista-prestanome» di Daniele Frustillo, anche lui arrestato oggi con l’aggravante mafiosa e che si sarebbe occupato delle false fatture emesse dalla società del consigliere. Società che, secondo le indagini, sulla carta si doveva occupare di gestione rifiuti ma non aveva le licenze necessarie e che avrebbe prodotto le fatture per operazioni inesistenti utili alla cosca della ‘ndrangheta.

L’inchiesta è “il seguito dell’operazione ‘Feudo'” della Dda di Milano che nell’ottobre 2019 aveva portato ad 11 arresti per traffico illecito di rifiuti e ad un sequestro di circa 1,5 milioni di euro. La nuova tranche di indagine ha accertato che la società Smr Ecologia srl, che operava prima nel settore dei trasporti e poi in quello dei rifiuti e che gestiva un impianto di trattamento a La Guzza (Como), ha subito per lungo tempo “l’infiltrazione da parte di soggetti legati alla locale di Legnano-Lonate Pozzolo”, tra Milano e il Varesotto.

L’imprenditore della Smr ha scelto poi di collaborare con gli inquirenti, dopo essere stato arrestato, e ciò ha permesso di «ricostruire il contesto estorsivo». Tra il 2014 e il 2018 l’imprenditore «è stato costretto ad erogare utilità di vario tipo», ossia soldi ma anche «assunzioni di personale» a favore della cosca.

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lunedì, 13 Luglio 2020 - 10:50
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