Si aggrava la posizione della donna accusata di avere provocato l’incendio nel quale si pensava fosse rimasta uccisa la figlia di 6 anni. L’esame autoptico ha rilevato che Jennifer era stata soffocata tre ore prima dell’incendio che si è sviluppato in un palazzo nel centro storico di Servigliano, in provincia di Fermo, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio scorsi.
Per questa ragione il pm Francesca Perlini ha riformulato il capo d’accusa nei confronti di Pavlina Mitkova, 38 anni, bulgara, ora in carcere a Pesaro, da incendio doloso e morte in conseguenza di altro delitto, in omicidio volontario aggravato dal legame parentale e incendio per occultare altro reato. La nuova ordinanza di custodia in carcere notificata nei giorni scorsi verrà esaminata dai legali della difesa – avvocati Gianmarco Sabbioni ed Emanuele Senesi – che oggi hanno chiesto al gip Teresina Pepe invece di sostituire la custodia in carcere con una misura meno afflittiva e di autorizzare l’incontro dell’assistita con la propria consulente, la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, per un’indagine dell’elemento psicologico finalizzata anche a un’eventuale richiesta di perizia psichiatrica.
Come aveva già fatto in precedenza, la 38enne non ha risposto alle domande del gip. Ai propri legali, che attendono entro pochi giorni le decisioni del giudice, la donna è apparsa ancora sotto choc, chiusa in se stessa e proferire poche parole: continua dirsi estranea all’omicidio e all’incendio. Il marito, Ali Krasniqi, operaio kosovaro di 42 anni, era anche lui in tribunale come parte offesa con il suo legale, l’avvocato Maria Cristina Ascenzo, che chiederà al gip di autorizzare un breve colloquio dell’uomo in carcere con la moglie. Intanto l’altra figlia da sei mesi è ospite di una comunità protetta.
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lunedì, 20 Luglio 2020 - 19:11
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