Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, è stato iscritto nel registro degli indagati nell’inchiesta aperta dalla procura di Milano sulla fornitura di 75mila camici del valore di mezzo milione di euro affidata da Aria, la centrale acquisti della Regione, alla Dama, la società del cognato di Fontana. Nell’inchiesta risultano già indagati con l’accusa di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente Dini e il direttore generale uscente di Aria Filippo Bongiovanni, sentito ieri in procura.
Fin dalle prime fasi delle indagini gli inquirenti hanno cercato di chiarire se il governatore lombardo avesse avuto o meno un ruolo attivo nel trasformare la fornitura da vendita in donazione alla luce del conflitto di interessi. Vengono escluse invece, per il momento, eventuali responsabilità della moglie di Fontana, Roberta Dini, che detiene il 10% delle quote di Dama.
«Il ‘ruolo’ di Fontana non esiste. Lui nel negozio giuridico non ha messo becco perché non ne era a conoscenza, l’ha saputo solo a cose fatte». Lo ha detto Jacopo Pensa, difensore del governatore Fontana, contattato dall’Adnkronos.
L’avvocato spiega che il governatore lombardo, una volta resosi conto del conflitto di interessi venutosi a creare, «si è posto il problema dell’opportunità della cosa e quindi ha fermato il pagamento» da Aria a Dama, con il contratto di vendita trasformato in donazione, dunque «casomai il suo è stato un intervento virtuoso, non malizioso». Per il resto, conclude il legale, «aspettiamo gli eventi per commentare ulteriormente, per il momento è una notizia giornalistica e io non ho sufficiente fantasia per capire l’ipotesi di reato».
«Da pochi minuti ho appreso con voi di essere stato iscritto nel registro degli indagati. Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell’operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità» afferma il governatore Attilio Fontana.
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sabato, 25 Luglio 2020 - 09:17
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