La riforma del Consiglio superiore della magistratura pensata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già giovedì. Dopo lo stop del progetto di revisione della modalità di elezione dei componenti dell’organo a rilievo costituzionale, di autogoverno dei magistrati, adesso il Guardasigilli e l’Esecutivo tutto premono affinché si porti una ventata di novità in una categoria che da oltre un anno è nel pieno della bufera. La parola d’ordine è fare sì che la magistratura recuperi la credibilità perduta.
Il Movimento Cinque Stelle plaude ovviamente alla definizione del testo della riforma, e lo stesso vale per il Partito democratico che rivendica l’essersi battuto per la fitta agenza di riforme della Giustizia che attendono il Parlamento. «La riforma del Csm, anche in seguito ai noti fatti che hanno investito la magistratura, rappresenta un punto avanzatissimo del piano di riforma della Giustizia che il ministro Bonafede sta mettendo a punto – ha commentato Mario Perantoni (M5s), presidente della commissione Giustizia di Montecitorio – Siamo pronti ad avviare un ampio lavoro per l’esame parlamentare di questa proposta, tesa a rompere il predominio del sistema correntizio e che dovrà essere votata dal Cdm, cosi’ come dell’intero pacchetto, a partire dalla riforma del codice penale assegnata alla Camera. L’obiettivo di una Giustizia più efficiente e al servizio dei cittadini è una priorità di questa maggioranza e motore della modernizzazione del paese».
Per il Pd parlano, attraverso una nota congiunta, Walter Verini (responsabile giustizia del Partito Democratico), Franco Mirabelli (vicecapogruppo del Pd al Senato) e Alfredo Bazoli (capogruppo in commissione Giustizia alla Camera dei Deputati). «La imminente approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della riforma del Csm rappresenta una tappa fondamentale per contribuire al recupero di una piena credibilità della magistratura, combattere le degenerazioni correntizie, garantire la parità di genere. Sarà poi il Parlamento ad arricchire e irrobustire il provvedimento, con un confronto aperto e ravvicinato», scrivono gli esponenti del Pd. Ma la riforma del Csm sarà solo una tappa di una più fitta agenda di riforme in materia di Giustizia. «Alla ripresa di settembre, alla Camera inizierà il cammino la riforma del processo penale (al Senato è in corso di esame quella sul processo Civile) che potrà, tra l’altro, portare la durata dei processi a cinque-sei anni, risolvendo così anche il tema della prescrizione – aggiungono Verini, Mirabelli e Bazoli – Il PD, che si è battuto per questa fitta agenda di riforme della Giustizia, lavorerà per un confronto serio e ampio e per garantire tempi rapidi all’approvazione di provvedimenti che, anche insieme alla ripresa di quello sull’ordinamento penitenziario, potranno cambiare in meglio la giustizia italiana».
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martedì, 4 Agosto 2020 - 20:05
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