«Mia moglie si è uccisa» ma l’aveva strangolata e aveva simulato il suicidio, arrestato un 63enne di Lago Patria

violenza

Aveva chiamato il 118 dicendo che la moglie si era suicidata, a poco più di un mese da quella chiamata che non aveva convinto gli investigatori e che si è dimostrata un mero tentativo di sviare le indagini, l’uomo è stato arrestato con l’accusa di avere ucciso la consorte.

La vittima, una 50enne residente a Lago Patria, fu trovata morta la mattina del 12 luglio scorso dal marito, un 63enne domiciliato a Giugliano; l’uomo chiamò i carabinieri e il 118 dicendo che la moglie si era impiccata al cordino delle tende del salotto della loro abitazione. Tuttavia, fin dai primo sopralluogo sul luogo del fatto, erano emersi seri dubbi sull’attendibilità della versione fornita dall’arrestato; in particolare, l’attenzione degli investigatori si è concentrata sullo strumento che sarebbe stato utilizzato per commettere il suicidio, del tutto inadeguato a sostenere il peso del corpo della donna; successivamente, si sono scoperti i dissidi tra i due coniugi, dissidi di natura economica connessi alla gestione di un centro medico.

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L’autopsia sul cadavere della 50enne ha poi confermato che la causa del decesso non era l’impiccagione ma lo strangolamento, preceduto da una colluttazione. L’arrestato è inoltre indagato per aver causato lesioni personali gravi ad una donna, medico del 118, intervenuta sul luogo dell’evento, responsabile, agli occhi dell’uomo di non aver sottoposto, alcuni giorni prima, a trattamento sanitario obbligatorio la moglie, pur avendo la stessa, sempre secondo il resoconto interessato del marito, manifestato segni di squilibrio mentale.

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lunedì, 17 Agosto 2020 - 09:54
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