Cesare Battisti inizia lo sciopero della fame contro il regime di isolamento in carcere: «Per me leggi sospese»

Cesare Battisti
L'arrivo in Italia di Cesare Battisti (a destra)

In isolamento diurno da un anno e mezzo nel carcere di Oristano, l’ex terrorista dei proletari armati per il comunismo Cesare Battisti ha annunciato, attraverso una lettera inviata al suo legale, che inizierà lo sciopero della fame e il rifiuto della terapia. «Avendo esaurito ogni altro mezzo per far valere i miei diritti – scrive Battisti –  mi trovo costretto a ricorrere allo sciopero della fame totale e al rifiuto della terapia».

«La morsa del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) – scrive – messa puntigliosamente in esecuzione dalla autorità del carcere di Oristano, ha resistito provocatoriamente a tutti i miei tentativi di far ripristinare la legalità, e la dovuta concessione dei diritti previsti in legge, ma sempre ostinatamente negati. A nulla sono valse le mie rimostranze scritte o orali rivolte a questa Direzione, al Magistrato di Sorveglianza, all’opinione pubblica. A Cesare Battisti – continua – non è nemmeno consentito sorprendersi se nel suo caso alcune leggi sono sospese: è quanto mi è stato fatto capire, senza mezzi termini, da differenti autorità».

Cesare Battisti è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi e nel 2019, dopo 37 anni di latitanza, è stato arrestato. Secondo il suo legale Daniele Steccanella l’isolamento cui è sottoposto è «di fatto del tutto illegittimo (la pena dell’isolamento diurno a suo tempo inflitta era di sei mesi per cui è stata scontata a giugno 2019)».

«Pretendere un trattamento uguale a quello di qualsiasi altro detenuto – si legge ancora nella missiva – è una contesa continua, estenuante e che coinvolge gli atti più ordinari del mio quotidiano: l’ora d’aria; l’isolamento forzato e ingiustificato; l’insufficiente attendimento medico; la ritensione arbitraria di testi letterari; le domandine sistematicamente ignorate; oggetti di varia utilità e strumenti di lavoro negati, anche se previsti dall’ordinamento penitenziario, ecc».

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La decisione dello sciopero della fame e del rifiuto della terapia, spiega, è un estremo tentativo «affinché sia disposto il mio trasferimento in una Casa di Reclusione dove mi siano facilitate le relazioni con i familiari e con le istanze esterne previste dall’ordinamento nonché i rapporti professionali atti al sostentamento e al reinserimento. Chiedo – conclude – inoltre che sia rivista la mia classificazione nel regime di Alta Sicurezza (AS2) per terroristi, in quanto non esistono più di fatto le condizioni di rischio che la giustificherebbero».

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martedì, 8 Settembre 2020 - 10:17
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