Scrivere commenti offensivi sul web non è indenne da conseguenze, soprattutto se quei commenti incitano alll’odio. La procura della Repubblica di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio di nove persone in relazione ad alcuni commenti sul web relativi alla Pride parade che si svolse nel 2019 nel capoluogo umbro: contestati i reati, a vario titolo, di ‘propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa’ o diffamazione. Parte lesa nel procedimento l’associazione Omphalos impegnata per la difesa dei diritti degli omosessuali che ha reso nota la notizia.
Gli indagati hanno tra 38 e 62 anni, alcuni non umbri. L’indagine è stata avviata dopo una denuncia alla polizia postale del presidente di Omphalos Stefano Bucaioni. L’inizio dell’udienza preliminare è stato fissato per il 2 febbraio 2021 e Omphalos intende costituirsi parte civile. “Al rogo”, “ve ce vorrebbe il fascismo almeno lo provate”, “giù di manganello” alcune delle frasi al centro dell’indagine. Per Bucaioni «non è pensabile che si possa utilizzare una simile violenza in modo cosi’ gratuito e pensare di farla franca». «Insultare le persone per il loro orientamento sessuale o per la loro identita’ di genere nel 2020 – aggiunge – non può essere più considerata solo ignoranza. Il vero problema è che fin quando non ci sarà una condanna forte e unanime da parte di tutto l’arco politico e delle istituzioni, certe persone continueranno a sentirsi giustificate».
«Purtroppo, mentre in tutta Italia assistiamo giornalmente ad episodi di omofobia e transfobia che talvolta degenerano in vere e proprie tragedie come il recente caso di Acerra con il brutale delitto di Maria Paola – conclude Bucaioni – c’è ancora chi nega che nel nostro paese ci sia una vera e propria emergenza».
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lunedì, 14 Settembre 2020 - 17:19
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