Elezioni in Campania, Bonafede si ferma al Tribunale di S. Maria Capua Vertere e paventa una legge dopo i fatti di Acerra

Alfonso Bonafede
Alfonso Bonafede

Dice che, dopo la drammatica vicenda di Acerra costata la vita a Maria Paola e nella quale è rimasto ferito il suo fidanzato Ciro, il Parlamento dovrà intervenire in qualche modo, magari con l’ennesima legge ad hoc

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede fa tappa al Tribunale di Santa Maria presentando la visita come un’occasione «per toccare con mano la situazione degli uffici giudiziari in una fase di ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus», anche se non sfugge la circostanza che il ‘blitz’ rientra nello stesso ‘minitour’ che vede il Guardasigilli impegnato a sostenere Valeria Ciarambino, candidata dei Cinque Stelle a presidente della Regione Campania, nella giornata che segna una delle tappe conclusive della campagna elettorale della stessa Ciarambino (nel pomeriggio a Caserta c’è stato un comizio della candidata insieme a Luigi Di Maio). «I cittadini hanno potuto apprezzare in questi anni il lavoro del Movimento 5 Stelle in Campania e credo che che questo lavoro porterà a un grande risultato in cui noi certamente crediamo», commenta il ministro proprio rispetto alle imminenti elezioni regionali. 

Tant’è, durante la visita in Tribunale il Guardasigilli viene accompagnato dal Presidente del Tribunale Gabriella Maria Casella, dal procuratore Maria Antonietta Troncone e dal procuratore aggiunto Alessandro Milita, dal presidente dell’Ordine degli Avvocato Adolfo Russo, che ha sottolineato come siano ancora troppo lunghi i tempi di attesa nelle cancellerie. «Le cose miglioreranno» ha assicurato Bonafede. Immancabile un riferimento ai malavitosi finiti ai domiciliari, tra una valanga di polemiche, durante la prima fase dell’emergenza da Covid-19. «Le scarcerazioni – sottolinea il guardasigilli – sono state decise dai magistrati di sorveglianza in un periodo molto delicato dal punto di vista sanitario, in cui la situazione delle carceri, già difficile normalmente, è diventata più difficile con la pandemia in corso». «Noi abbiamo fatto di tutto perché la situazione venisse gestita per garantire la sicurezza di tutti, – spiega il ministro – di chi lavora e di chi vive nelle carceri». Bonafede si sofferma poi sulla tragica vicenda di Acerra:  «Non entro nel merito – dice Bonafede – ma la gravità del fatto impone l’intervento del parlamento».

Nel Tribunale sammaritano Bonafede coglie anche l’occasione per annunciare di avere firmato, proprio ieri sera, «il decreto per le nuove piante organiche». «Su 422 nuovi posti per la magistratura, 33 vengono destinati al distretto di Napoli, e di questi tre verranno al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ciò dimostra l’attenzione che c’è per una terra in cui la presenza dello Stato nella giustizia deve essere costante, assidua; una presenza che deve essere sempre percepita dagli operatori che vi lavorano», spiega Bonafede. Quanto alla situazione di Santa Maria Capua Vetere, Bonafede ha sottolineato che «un anno fa qui fu inaugurata la nuova sede del tribunale civile, oggi ho trovato una situazione positiva. Negli ultimi due anni abbiamo inviato 20 assistenti giudiziari, c’è voglia di riprendere. Questa – conclude Bonafede – è la prima di una serie di visite che faro’ in tutti gli uffici giudiziari d’Italia». 

Oltre al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Bonafede ha fatto tappa nel bistrot “Lazzarelle” gestito dalle detenute del carcere femminile di Pozzuoli. Al suo fianco sempre Valeria Ciarambino. «Siamo in un luogo in cui si sperimenta il lavoro come reninserimento per detenuti. Sono venuto a Napoli l’anno scorso e ho firmato il protocollo del progetto “Mi riscatto” che stiamo seguendo anche in altre città, abbiamo circa 70 protocolli in tutta Italia», ha detto Bonafede. «In questi progetti – commenta Bonafede – insistiamo su un principio, la forma di rieducazione più importante è il lavoro, se i detenuti hanno una formazione, quando tornano in libertà il rischio che tornino a delinquere si abbatte tantissimo. Quando parliamo di rieducazione non ne parliamo solo per i detenuti ma è un beneficio per tutta la collettività perché si riduce il rischio che il detenuto torni a delinquere. Continueremo a investire su questo settore del lavoro, abbiamo creato una struttura per promuovere e coordinare il più possibile tutte le forma di rieducazione per il lavoro sui territori. Abbiamo investito tanto in termini di edilizia penitenziaria e di percorsi rieducativi che permettano certezza della pena che si declina anche in una funzione rieducativa a cui lo Stato non si può sottrarre».

Gli fa eco la Ciarambino che sostiene di volere puntare «sulla formazione dei detenuti, misura importante per la sicurezza delle città e per la legalità». «In Campania ci sono circa 15mila detenuti, metà dei quali ospiti delle carceri della nostra regione. Il garante dei detenuti della Campania ci informa che l’80% di queste persone una volta fuori dal carcere torna a delinquere. E questo è il segno del fallimento di un sistema – ha detto Ciarambino – questo numero si riduce del 90% ogni volta che si fanno progetti di inclusione lavorativa e di formazione dei detenuti. Oggi, con il ministro per la Giustizia Bonafede, siamo venuti a visitare un esempio di inclusione lavorativa, la cooperativa Le Lazzarelle, che ho già visitato all’interno del carcere di Pozzuoli, dove dieci detenute sono diventata esperte nella torrefazione del caffè. Dobbiamo fare in modo che in queste persone, una volta uscite dal carcere, abbiamo l’opportunità di reinserirsi nella società ed evitare di tornare a delinquere», conclude Ciarambino.

martedì, 15 Settembre 2020 - 18:20
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