Dress code imposto alle corsiste, a giudizio Bellomo e Nalin. Stralciato il capitolo delle minacce al premier Conte

Francesco Bellomo
L'ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo

Riconquista la libertà ma finisce a processo: Francesco Bellomo, l’ex giudice del Consiglio di Stato, è stato rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle pressioni che l’uomo è accusato di avere esercitato ai danni di alcune corsiste della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura ‘Diritto e Scienza’. Il giudice dell’udienza preliminare Annachiara Mastorilli del Tribunale di Bari ha disposto il processo per il reato di violenza privata nei confronti di due donne, una ex borsista e una ricercatrice della Scuola di Formazione, mentre ha derubricato l’accusa di maltrattamenti sulle quattro donne, riqualificando due vicende in atti persecutori e le altre due in violenza privata. 

Il dibattimento prenderà il via il prossimo 3 dicembre. Stralciato, invece, il capitolo che vede parte offesa il premier Giuseppe Conte: il gup ha trasmesso gli atti a Roma dopo essersi dichiarata incompetente per territorio. Bellomo deve fare i conti con un’accusa di calunnia e una di minaccia ai danni di Conte che, all’epoca dei fatti contestati, era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, e di Concetta Plantamura, rispettivamente ex presidente ed ex componente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su Bellomo quando nel 2017 fu sottoposto a procedimento disciplinare, poi destituito.

Rinviato a giudizio anche l’ex pm di Rovigo Davide Nalin, accusato di concorso nei maltrattamenti su alcune ex borsiste, mentre è stata stralciata la posizione dell’avvocato barese Andrea Irno Consalvo, organizzatore dei corsi all’interno della Scuola, accusato di false informazioni al pm per aver «taciuto quanto a sua conoscenza» sui rapporti tra Bellomo e le corsiste.

Contestualmente al rinvio a giudizio è arrivata la notizia della liberazione di Bellomo, che era sottoposto ai domiciliari: accogliendo l’istanza della difesa, il giudice ha revocato la misura cautelare. Per il gup, il clamore mediatico della vicenda «induce sicuramente» Bellomo ad una «maggiore prudenza nel ripetere comportamenti analoghi» e rende «decisamente avvedute potenziali vittime nell’approcciarsi allo stesso». Inoltre il gup ha sottolineato come il tempo trascorso dall’arresto (più di un anno) hanno abbia fatto scemare le esigenze cautelare; come l’imputato abbia tenuto una «apprezzabile condotta processuale ed extraprocessuale», e come la misura cautelare abbia avuto un «effetto deterrente».

Inoltre, ha concluso il gup, la derubricazione delle accuse fa sì che quella dei domiciliari sia una misura «non proporzionata» rispetto all’entità dei fatti contestati. Dal canto suo Bellomo non sembra affatto preoccupato ed anzi rilancia con un commento piccato: «Casomai la ‘persecuzione amorosa’ l’ho subita io. Scriverò  romanzi – annuncia – anche perché di cose da dire ne ho tante su questa storia che non ho detto e prima o poi dovrò farlo. C’é molto di più, molto di più e di peggio». Sul suo incarico al Consiglio di Stato, «spero di tornarci» dice, ricordando che «pende un ricorso al Tar del Lazio contro il mio licenziamento» e evidenziando che le accuse di calunnia e minacce a Giuseppe Conte nel procedimento disciplinare «non esistono».

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giovedì, 17 Settembre 2020 - 16:42
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