Il conto alla rovescia comincia adesso. Domenica e lunedì in Campania si vota anche per il rinnovo del Consiglio regionale. E’ di nuovo sfida tra Vincezo De Luca e Stefano Caldoro. E’ di nuovo sfida tra centrosinistra e centrodestra, con la differenza – rispetto al 2015 – che De Luca è a caccia di una riconferma e Caldoro ambisce a riprendersi la guida di Palazzo Santa Lucia che conquistò nel 2010 e che cinque anni dopo perse a causa dello ‘sceriffo’. Sullo sfondo un risiko di alleanze e di tensioni, soprattutto interne ai due schieramenti, che hanno tenuto viva una campagna elettorale che in molti ritengono essere già scritta.
De Luca – prima ancora di guardarsi dal suo rivale – ha dovuto fare i conti con il suo stesso partito, il Pd, che sino a pochi mesi ha fortemente accarezzato l’idea di farlo fuori dalla competizione in favore di un candidato condiviso con il Movimento Cinque Stelle (il nome del ministro dell’Ambiente Sergio Costa era il più quotato). Poi però l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha sconvolto i piani: le scelte di rigore di De Luca, assai volte più rigide di quelle del governo nazionale, hanno spinto lo ‘sceriffo’ in alto nei consensi (indimenticabile l’“endorsment” di Naomi Campbell); le sue dirette Facebook del venerdì hanno ottenuto una rapida impennata di follower. Lo sa De Luca che non ha mai interrotto i monologhi rivelatisi una potentissima arma in campagna elettorale (l’ultimo oggi, nel corso del quale ha continuato a ricordare che grazie alla sua guida «la Campania adesso può camminare a testa alta» e che si è distinta per rigore e serietà) e lo sa il Pd. I vertici nazionali dei ‘dem’ si sono resi conto che proseguire verso la strada della destituzione di De Luca sarebbe stato un suicidio politico.
De Luca, dal canto suo, non ha dimenticato lo sgarbo degli ‘amici’ e s’è costruito una coalizione con ben 15 liste civiche, con in testa la sua ‘De Luca presidente’, grazie alle quali conta di dimostrare al Pd di avere i numeri sufficienti per andare avanti anche senza i ‘dem’. Ecco perché si aspetta un exploit della sua lista, dove spiccano i nomi di Mario Ascierto Della Retta (fratello dell’oncologo del Pascale Mario Ascierto), degli assessori regionali Lucia Fortini e Sonia Palmeri, i consiglieri comunali di Napoli Diego Venanzoni (che ha lasciato il Pd) e Nino Simeone (ormai in rotta con De Magistris). Per lo ‘sceriffo’ sarebbe un modo per riprendersi la rivincita sui vertici nazionali del Pd, avere carta bianca in Regione e soprattutto mettere l’ipoteca sul Comune di Napoli. L’anno prossimo Luigi De Magistris lascerà Palazzo San Giacomo e De Luca confida di candidare a sindaco un uomo di sua fiducia, allo scopo di dare una linea amministrativa unitaria ai due enti, che sino ad oggi sono stati distanti anni luce per via dei rapporti tesissimi tra De Luca e De Magistris e dell’isolamento istituzionale (anche con il Governo) nel quale l’ex pm ha fatto precipitare Napoli. Per riuscire ad imporre il nome al partito, De Luca dovrà però avere i numeri giusti alla Regione e, al contempo, dovrà sperare che il Pd esca dalle urne più debole di lui.
Dal canto suo il Pd spera di conservare un giusto equilibrio di potere con lo stesso De Luca, sia per non perdere peso a Palazzo Santa Lucia ma anche per tentare un riscatto di immagine proprio nella città di Napoli, dove restano scolpite non solo le ultime pessime performance elettorali ma anche lo strappo con Antonio Bassolino e un atteggiamento complessivo verso De Magistris troppo spesso contraddittorio (da un lato c’era la dura opposizione di Valeria Valente, dall’altro la morbidezza o il silenzio di altri ‘dem’). Sulla carta per il Pd non dovrebbe essere un problema: in lista ci sono nomi di peso, come i consiglieri uscenti Enza Amato, Maria Antonietta Ciaramella, Gianluca Daniele, Bruna Fiola, Antonio Marciano, Nicola Marrazzo, Loredana Raia, Rosetta D’Amelio, Stefano Graziano.
Immancabile in lista Mario Casilo, molto legato a De Luca, che è alla sua terza elezione in Regione e che oggi pomeriggio è stato impegnato in una delle sue ultime tappe elettorali al Crazy Café al corso Vittorio Emanuele (iniziativa organizzata dall’avvocato Gianni Scarpato). «In questi anni abbiamo lavorato per il rilanciare il territorio ma anche per selezionare una nuova classe dirigente – ha detto in Casillo nel suo intervento di pochi minuti – Quello che differenzia noi del Pd dagli altri sono le competenze, che devono appartenere non solo al candidato ma anche a chi gli sta intorno». Casillo ha poi ricordato come il suo lavoro dietro le quinte sia servito anche a livellare tensioni tra i consiglieri regionali: «Questo ha fatto sì che in Consiglio non sia mai mancato il numero legale, che De Luca non abbia mai avuto problemi e che non si sia perso un solo giorno per lavorare», ha sottolineato. «Il mio obiettivo è continuare a fare il percorso con De Luca e riuscire a fare qualcosa in più. Per due volte ho detto ‘no’ alla candidatura a Roma (in Parlamento, ndr), questo perché il mio obiettivo è lavorare per il territorio e voglio fare qualcosa anche per la città di Napoli dove l’atteggiamento del sindaco rispetto ai rapporti con De Luca non ha fatto bene alla città».
Sul fronte opposto vi è Stefano Caldoro, che prima ancora di vedersela con De Luca ha incontrato non pochi ostacoli all’interno della coalizione di centrodestra. Lanciato da Silvio Berlusconi come sfidante dello ‘sceriffo’, Caldoro è stato per troppi mesi un candidato dimezzato: sia Salvini che Meloni ripetevano ad ogni intervista che occorreva un altro candidato, non riconoscendo a Caldoro sufficiente autorevolezza. Poi quando alla fine (ma tardi) Lega e Fdi hanno ceduto, ecco che Salvini ha rotto gli equilibri in Forza Italia, costringendo Armando Cesaro (big azzurro) a non ricandidarsi e indebolendo il fronte degli azzurri che sino alle scorse elezioni hanno trainato il centrodestra in Campania. Per Caldoro, questo terzo duello per Palazzo Santa Lucia, non è stata una passeggiata. A ciò si aggiunga che i pronostici lo danno indietro, e di molto, a De Luca e che i toni della sua campagna elettorali sono spesse volte risultati lontani e distanti dal suo stile.
Per il centrodestra queste elezioni saranno importanti anche in vista delle Comunali di Napoli. Salvini s’è già lanciato in avanti per un suo possibile candidato come successore di De Magistris, ma è presto per fare i giochi: Forza Italia campana attende il responso delle urne per regolare i conti con il leader del Carroccio, mentre la Meloni aspetta alla finestra.
Guardano al responso delle urne anche i Cinque Stelle che hanno ricandidato Valeria Ciarambino. I grillini hanno chiuso la campagna elettorale ieri sera (giovedì) con un comizio corale in piazza Carità, gremita ma non pienissima. Sul palco Paola Taverna, Stefano Patuanelli, Alfonso Bonafede, Giancarlo Cancelleri e Luigi Di Maio. «Lavorerò fino all’ultimo per parlare ai cittadini della Campania e far capire che è il momento del riscatto, un riscatto che non può venire da chi ci ha ridotti così», ha insistito Ciarambino. Ufficialmente i pentastellati puntano alla vittoria, ma nelle stanze dei bottoni tutti sperano, in realtà, di riuscire ad ottenere un risultato quantomeno dignitoso e di non uscire massacrati, in termini di consensi, anche da questa sfida elettorale.
venerdì, 18 Settembre 2020 - 20:25
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