Addio al Parlamento così come lo abbiamo conosciuto, ossia con 630 deputati (12 dei quali eletti nella circoscrizione estero) e 315 senatori (6 dei quali eletti nella circoscrizione Estero). Il taglio degli onorevoli, che i grillini hanno tanto cavalcato e sbandierato come battaglia ai privilegi della casta, convince gli italiani e convince con una maggioranza bulgara, sovvertendo così quell’orientamento che sino ad oggi ha punito tutti quei politici che pure hanno provato a ritoccare la Costituzione (l’ultimo è stato Matteo Renzi). Per la prima volta, dunque, ‘Chi tocca la Costituzione’ ha vinto: dalle prossime Politiche i parlamentari da eleggere saranno 600 contro gli attuali 945.
Tra le 19.30 e le 20 in Italia sono state scrutinate 58999 sezioni su 61622: significa che i risultati che sin qui si sono registrati sono quelli definitivi. E il risultato fa ovviamente esultare i Cinque Stelle: il ‘sì’ al taglio era al 69,55% mentre il ‘no’ al 30,45%.
«Credo che qualcuno abbiamo tentato di trasformare questo Referendum anche in un Referendum contro il governo e quindi ha ricevuto contro un boomerang, visto il risultato», ha detto il ministro degli Esteri M5S Luigi Di Maio, in conferenza stampa. Proprio Di Maio adesso guarda avanti e punta a toccare gli stipendi degli onorevoli: «Una delle bandiere del no è stata quella di agire sugli stipendi piuttosto che sul taglio del numero degli eletti, bene: visto che c’è convergenza su questo aspetto voglio rivolgere un appello sia al fronte del sì che al fronte del no, uniamoci per raggiungere un altro importante risultato: riduciamo anche gli stipendi dei parlamentari dopo il loro numero». Tira un sospiro di sollievo anche il Pd, che era stato duramente accusato per la sua posizione per il ‘Sì’. Quella del Referendum «poteva essere una prova lacerante (per il Pd, ndr) – ha detto Zingaretti – Sono contento di essere segretario di questo partito che discute, combatte e questa volta vince anche».
Il taglio dei parlamentari non inciderà, ovviamente, sul numero degli attuali onorevoli ma farà sentire il suo peso con le prossime Politiche. Politiche che la Lega chiede, provocatoriamente, di anticipare adesso che è la nuova riforma è passata. «Ora la logica conseguenza sarebbe che si sciogliessero le Camere per sperimentare finalmente l’efficienza conquistata con la riforma, anche perché sarebbe strano avere un Parlamento non in linea con la Costituzione nella sua composizione e ancora più strano pensare che un Parlamento sfiduciato dai cittadini possa scegliere il prossimo Presidente della Repubblica», scrive su Twitter il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari.
La Lega, al pari di Fratelli d’Italia, si era battuta per il ‘sì’ al taglio, contrariamente a Forza Italia. «Con il Referendum gli italiani confermano la decisione presa dal Parlamento, con il contributo determinante di Fratelli d’Italia, di ridurre il numero dei parlamentari. Una riforma attesa da tempo e che il centrodestra aveva già tentato di realizzare molti anni addietro. Ora è necessario dare all’Italia le ulteriori coraggiose riforme costituzionali di cui ha bisogno, e solo un parlamento pienamente legittimato dal voto popolare può farlo – ha commentato Giorgia Meloni – Non certo -un Parlamento delegittimato dagli italiani nella sua composizione e anche nella sua numerosità. Per questo diventa necessario ridare al più presto la voce agli italiani affinché ogni forza politica possa presentare le proprie proposte di riforma. Fratelli d’Italia, ovviamente, porrà come prioritario il passaggio a una Repubblica Presidenziale e a un sistema che garantisca la stabilità di governo».
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lunedì, 21 Settembre 2020 - 19:57
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