Un’inchiesta della Dda svela alcuni retroscena sull’ingerenza di Cosa nostra non solo nei traffici e nell’economia ma anche nella gestione dei tifo calcistico e nell’organizzazione delle celebrazioni religiose. Lo spaccato emerge dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che questa mattina ha portato a 20 fermi. Dall’operazione dei carabinieri coordinata dalla Dda emerge, infatti, che la mafia sarebbe intervenuta anche per evitare gli scontri tra gruppi ultras della squadra del Palermo.
«Le indagini – scrivono gli investigatori – hanno delineato un significativo quadro di rapporti fra le tifoserie calcistiche palermitane e Cosa nostra». «Non è emerso, però, – precisano – alcun coinvolgimento della società che gestisce la squadra». I vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, in particolare, volevano controllare i contrasti fra gruppi ultras per evitare scontri all’interno dello stadio, da un lato dannosi per lo svolgimento delle gare e dall’altro fonte di possibili difficoltà per uno storico capo ultrà rosanero, elemento di contatto tra la cosca e il mondo del tifo organizzato cittadino.
Nell’ambito della stessa indagine è inoltre emerso che Cosa nostra controllava anche l’organizzazione delle celebrazioni religiose in alcuni quartieri del capoluogo siculo. L’esempio è quello della festa patronale del quartiere Borgo Vecchio, Madre Sant’Anna, per la quale la mafia secondo gli investigatori monopolizzava serate musicali animate dagli spettacoli di cantanti neomelodici. Secondo le indagini, i mafiosi sceglievano e ingaggiavano i musicisti e, attraverso “riffe” settimanali, raccoglievano tra i commercianti le somme di denaro necessarie per lo spettacolo. Il denaro che restava finiva nella cassa della famiglia mafiosa ed era usato per il mantenimento in carcere dei mafiosi detenuti e per investimenti illegali. Oltre alla scelta dei cantanti e al loro ingaggio il clan curava le sponsorizzazioni dei commercianti e autorizzava gli ambulanti a vendere la merce durante la festa, regolandone anche la posizione nelle strade del rione.
L’operazione svolta questa mattina dai carabinieri nasce dalla denuncia di alcuni commercianti del quartiere Borgo Vecchio che si sono ribellati al racket denunciando i loro estorsori. Venti persone tra boss, gregari ed esattori sono stati fermati con l’accusa, a vario titolo, a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamenti.
Oltre 20 le estorsioni accertate nel corso dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Francesco Lo Voi, 13 delle quali scoperte grazie alle denunce spontanee delle vittime. In 5 casi, invece, i commercianti hanno ammesso di pagare dopo essere stati convocati dagli inquirenti.
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martedì, 13 Ottobre 2020 - 08:37
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