Lo scenario fosco e surreale inizialmente disegnato dalla procura di Napoli – e poi ereditato per competenza dai pm di Roma – è stato spazzato via. Vincenzo D’Onofrio, procuratore aggiunto di Avellino e una lunga carriera nella Direzione distrettuale antimafia di Napoli, vede allontanarsi i sospetti che avevano la sua persona a seguito di un’inchiesta firmata dai pm Henry John Woodcock e Giuseppe Cimmarotta. Dopo quasi un anno di indagine, il fascicolo sul conto del magistrato è stato archiviato: il giudice per le indagini preliminari ha, infatti, accolto la richiesta arrivata proprio dal pm che aveva ereditato il caso e che ha compiuto le dovute verifiche.
D’Onofrio era stato indagato per concussione e corruzione per l’esercizio della funzione nell’ambito dell’indagine che ha toccato un altro magistrato napoletano, Andrea Nocera, costringendo quest’ultimo alle dimissioni da capo degli ispettori del ministero della Giustizia, nonché l’armatore Salvatore Lauro (già senatore di Forza Italia e patron dell’Alilauro), e l’armatore stabiese Salvatore Di Leva. Proprio inoculando un trojan sul cellulare di Di Leva, gli investigatori intercettarono una conversazione che determinò l’iscrizione nel registro degli indagati di Vincenzo D’Onofrio. Il sospetto iniziale era che D’Onofrio avesse fatto leva sul suo ruolo di magistrato per obbligare Di Leva a riparare una barca per le gite nel golfo di Napoli, una barca di proprietà del vicesindaco di Piano di Sorrento Pasquale D’Aniello ma usata dal magistrato.
Inoltre al magistrato veniva contestato l’avere accettato dei biglietti omaggio del Napoli per seguire la partita degli azzurri in trasferta a Torino del 19 settembre del 2018. Quei biglietti furono regalati al magistrato da un uomo della sua scorta ma provenivano dall’imprenditore Luigi Scavone, patron di Alma spa e condannato per una maxi frode fiscale (quando i biglietti furono regalati su Scavone non pendeva alcuna indagine). Rispetto a queste accuse, Vincenzo D’Onofrio si è subito difeso: assistito dall’avvocato Mario Terracciano, il magistrato ha reso un ampio interrogatorio per chiarire tutti i passaggi delle due storie a lui contestate. Spiegazioni poi corredate da indagini difensive e contenute in una corposa memoria che la procura ha a sua volta analizzato, giungendo alla conclusione che il magistrato non si è macchiato di alcuna condotta a lui inizialmente contestata.
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mercoledì, 14 Ottobre 2020 - 11:48
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