In una singola elezione è riuscito a incassare un doppio primato: quello di sindaco più votato d’Italia col 79,48% dei consensi ottenuti al primo turno e quello di ‘trascinatore’ di Italia Viva, di cui è coordinatore per la provincia di Napoli, nella città che amministra dove i renzinai hanno avuto un exploit con il 22,31% di voti. Con questa duplice vittoria Ciro Buonajuto, rieletto primo cittadino di Ercolano il 20 e 21 settembre, può permettersi di ragionare sia come amministratore locale che come uno dei referenti dei renziani nell’unica Regione in cui il partito dell’ex premier ha superato il 5%. Su politiche nazionali e locali e su temi già caldi come la scelta del prossimo sindaco di Napoli ha le sue idee e le sue proposte, non tutte in linea con l’orientamento di chi, nel centrosinistra, vorrebbe un’alleanza con Pd e Cinque Stelle o sedere allo stesso tavolo con Dema. E idee e proposte arrivano anche sul fronte della gestione della nuova ondata del contagio da Coronavirus.
Partiamo dalla scelta del candidato a sindaco di Napoli. C’è chi, come il segretario provinciale del Pd Marco Sarracino, propone di sedere allo stesso tavolo con i Cinque Stelle. Cosa ne pensa, in tal caso siete disposti a far parte di questa alleanza?
«Premetto che le alleanze non si fanno a tavolino, a freddo, ma che devono avere quale obiettivo principale la soluzione migliore per la città di Napoli. Un’alleanza non deve solo proporsi di vincere ma soprattutto di cambiare il volto della città. Partendo da questa premessa dico che Italia Viva è aperta al confronto con tutti ma non si può tralasciare che su molti grandi temi c’è grande distanza dal Movimento Cinque Stelle, cui si deve guardare con cautela. Se manca la convergenza su grandi temi non si può ragionare insieme».
E allo stesso tavolo con il sindaco uscente Luigi De Magistris Italia Viva siederebbe nell’ottica di un’alleanza per la città di Napoli?
«Dipende. Se de Magistris vuole proporre lo stesso metodo che ha utilizzato come amministratore di Napoli è meglio guardare altrove. Se non vuole accentrare ma costruire qualcosa di diverso ben venga, ma dubito che voglia sedere allo stesso tavolo».
Lo stesso De Magistris ha già fatto il nome del ‘suo’ candidato, quello di lessandra Clemente…
«La Clemente è una persona che conosco e che stimo, ma penso che l’esperienza arancione sia ormai tramontata. E poi la politica non si fa dando nomi, ma ragionando prima sui programmi».
Qual è per lei il migliore identikit del prossimo candidato a sindaco di Napoli?
«Napoli ha bisogno di una personalità di caratura nazionale e di un politico».
Nel totonomi che impazza già da mesi spunta per Italia Viva il profilo di Gennaro Migliore. Che ne pensa?
«Migliore ha entrambe le caratteristiche ed è espressione della buona politica del Sud»
Su De Luca, però, Migliore è stato in passato molto critico, questo prima che Iv a Napoli, sotto la guida di Graziella Pagano, desse un sostegno concreto al governatore. Non c’è il rischio che con Migliore sindaco si riproponga quel conflitto istituzionale cui abbiamo assistito con De Magistris e che ha fatto sprofondare Napoli nel totale isolamento?
«Rispetto alle tensioni con De Luca, io credo che tra persone intelligenti e di alto profilo politico il dialogo ci sarà sempre perché si guarda sempre al futuro e non al passato».
Guardiamo al dato regionale di Italia Viva. Il partito ha incassato quasi il 7%, in positiva controtendenza con i numeri nazionali e con i sondaggi che danno il partito al 3%.
«In Campania abbiamo raggiunto questo risultato perché siamo riusciti a creare un partito e non una lista. Presto ci sarà un incontro tra amministratori locali per costruire il futuro. Non dubito che anche a livello nazionale otterremo buoni risultati e raggiungeremo il 5% per le prossime Politiche. Italia Viva ha una leadership forte e una capacità di individuare soluzioni. Penso al periodo del lockdown, quando Matteo Renzi chiedeva una ripartenza in sicurezza. Molti lo criticarono, oggi sono tutti su quella linea».
Pensando al lockdown, ai danni anche economici che ha causato alle imprese e alle famiglie italiane nonché al già fragile tessuto sociale di una città come Ercolano, com’è la situazione oggi e quali soluzioni propone dal suo osservatorio di sindaco sia a livello sanitario che economico?
«Dal punto di vista economico ad Ercolano come in altre città troppe persone sono state lasciate senza garanzie, penso ai precari ma anche a chi lavorava in nero. Una condizione che aiuta la criminalità, che qui abbiamo a lungo combattuto, a farsi strada sostituendo lo Stato. Io credo che sia giusto prendere alcune decisioni anche dure come il ‘coprifuoco’ a ristoranti e bar per ridurre e prevenire i contagi ma contestualmente servono provvedimenti di sostegno rapidi. Non sono invece favorevole al lockdown completo».
Ma per settori come quello del wedding, che ad Ercolano ha una ricca tradizione, le decisioni prese equivalgono nei fatti a un lockdown mascherato. Non crede?
«Sono molto preoccupato per le ripercussioni su questo comparto. E’ stato completamente asfaltato. Nelle prossime ore occorre trovare delle soluzioni concrete. Una delle prime soluzioni, ad esempio, potrebbe essere quello di stabilire un numero di partecipanti a seconda della capienza della sala e non dare un numero massimo uguale per tutti»
Si impongono rigide regole ad alcuni (come il tetto agli invitati durante le cerimonie) però poi non si mette mano agli assembramenti nei mezzi pubblici. Non è un controsenso?
«Sì, lo è. Infatti ritengo che bisogna intervenire sui trasporti pubblici, magari sfalsando gli orari di accesso agli uffici. E poi bisogna intervenire sulla rapidità dei tamponi, oggi la filiera e il tracciamento sono ancora troppo lenti. Io sopperisco chiamando di persona tutte le persone in quarantena per evitare che l’attesa spesso lunga dell’esito del tampone negativo».
C’è poi l’aspetto, non secondario, dei rimborsi: tra cerimonie, viaggi e concerti annullati, sta scoppiando la guerra tra clienti e aziende e questo rischia di innescare anche un aumento del contenzioso.
«Il potere legislativo deve intervenire. Sono dell’opinione che gli utenti che non hanno potuto usufruire di prestazioni vadano rimborsati. Non è possibile percorrere le strade dei buoni. I soldi vanno restituiti. E questo deve essere disciplinato dal potere legislativo. Non possiamo aspettare sempre la giurisprudenza».
Ultima domanda dando uno sguardo al passato: lei è stato rieletto anche coi voti del Pd, partito che aveva tentato la sfiducia a maggio per poi ritirarla e appoggiarla. Con queste premesse, la sua amministrazione non rischia di poggiare su gambe fragili?
«La tentata sfiducia mi ha fatto male, non lo nego. Ma siamo stati capaci di trovare una sintesi. E poi la politica ha le sue fasi. Ci sono state divisioni, ma oggi sono superate. Ora c’è questa maggioranza e con questa maggioranza voglio guardare avanti. Questa alleanza con i democratici è vera, così vera che per formare la Giunta attendo le indicazioni dei partiti».
giovedì, 15 Ottobre 2020 - 15:22
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