Misure anti-Covid, Boschi (Iv) boccia l’idea di chiudere i parrucchieri: «Ipocrita dire che un lavoro non è essenziale»


Quali saranno le nuove misure anti-Covid che il presidente del Consiglio dei ministri intende fissare per cercare di tamponare l’aumento dei contagi, lo si saprà tra domani e lunedì. Il nuovo Dpcm è in dirittura di arrivo, ma le indiscrezioni non sono mancate e alcune di queste hanno aperto una frattura nella maggioranza. Basta guardare il commento che Maria Elena Boschi, deputato di Italia Viva, ha affidato a Twitter, sostanzialmente confermando la veridicità di una delle indiscrezioni riportate dalla stampa.

Il Governo sta pensando di chiudere anche i parrucchieri/barbieri. Di nuovo. Dopo avere imposto loro un numero massimo di clienti da ospitare contemporaneamente nel salone; dopo averli obbligati a ricevere solo su appuntamento; dopo avere imposto misure di sicurezza per evitare, o quantomeno ridurre, le occasioni di contagio, ecco che ora si il premier Giuseppe Conte vuole tirare nuovamente giù la saracinesca ad una categoria che durante i mesi del lockdown ha pagato un prezzo salato e che a tutt’oggi, anche per via delle pesanti limitazioni alla celebrazione delle cerimonie, sta facendo i conti con incassi lontani dallo scorso anno.

La chiusura, però, non sarebbe generalizzata ma demandata ai presidenti di Regione e dovrebbe essere ancorata ai casi di contagio. Tuttavia la soluzione pensata dal premier non piace a Italia Viva. «Non è giusto far chiudere attività come i parrucchieri o i ristoranti che hanno investito per sanificare e che rispettano le regole. Trovo ipocrita dire a chi vive del proprio lavoro che non si tratta di attività essenziali. Se si rispettano le regole si deve poter lavorare», ha scritto Maria Elena Boschi su Twitter.

Fanno sentire la loro voce, nella speranza che questa strada venga scongiurata, anche gli oltre 8 mila barbieri, parrucchieri e centri benessere siciliani che hanno il timore di piombare in un secondo lockdown.

«Un altro provvedimento di chiusura sarebbe una tragedia, un massacro per la categoria e un favore agli abusivi – afferma Nunzio Reina, responsabile aerea produzione Sicilia di Confesercenti – Dopo la riapertura dello scorso 18 maggio abbiamo avuto un notevole calo di clienti, nonostante tutte le precauzioni che applichiamo ogni giorno per contrastare il contagio, garantendo il massimo del livello igienico degli ambienti. Stiamo lentamente risalendo la china e un’eventuale chiusura porterebbe alla rovina tanti piccoli imprenditori, che con grandi sacrifici hanno resistito». Le attività del settore servizi alle persone restano con il fiato sospeso. A Catania sono oltre 1.800, 1.700 a Palermo e 1.200 a Messina. «Da quando abbiamo aperto, non c’e’ stato un solo caso di contagio partito da noi. -aggiunge Reina – I dipendenti sono sottoposti a controlli periodici e tutti gli ambienti vengono sanificati. Ai clienti chiediamo le generalità e il numero di telefono. Controlliamo la temperatura. Da noi arrivano scaglionati e con la prenotazione, evitando cosi’ assembramenti negli spazi di lavoro». 

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sabato, 17 Ottobre 2020 - 16:17
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