Un sistema matematico, basato su un algoritmo che non lascia scampo per precisione degli indicatori ma che risente dei ritardi nella trasmissione dei dati da parte delle Regioni. E così quella che oggi è una Regione classificata come gialla o arancione, tra qualche giorno potrebbe già essere inserita tra le aree a rischio. Come la stessa Campania, la Regione che all’inizio era indicata insieme alla Lombardia tra le possibili zone rosse e che a sorpresa è finita in quelle di colore giallo, ciò a minore rischio per l’emergenza Coronavirus. In un altro articolo abbiamo spiegato come e perché si sia arrivati alla suddivisione in tre fasce, su quali fondamenta sia poggiata la decisione contestata del Governo, quale la situazione della Campania che ha determinato l’inserimento in fascia gialla e le reazioni polemiche di alcuni governatori. Il paradosso però, a due giorni dal varo dal nuovo Dpcm, che entra in vigore solo oggi (venerdì 6 novembre), è che questo scenario potrebbe già cambiare alla luce di nuovi dati inviati dalle Regioni. E questo perché alla base del provvedimento governativo ci sono numeri aggiornati al periodo 19-25 ottobre. Ma da allora le cose si sono evolute, e non sempre in positivo.
Si guardi appunto alla Campania, in cui ieri il bollettino dell’Unità di crisi informava di 3888 nuovi positivi (210 sintomatici) e 17 decessi, con 174 posti di terapia intensiva occupati e 243 attivabili. Il giorno prima i nuovi contagi erano 4181. E’ questa la fotografia attuale della situazione campana, mentre quella rilevata dalla cabina di regia del Ministero della Salute è ‘vecchia’ perché si riferisce al periodo 19-25 ottobre, con l’aggravante del ritardo con cui questi stessi dati vengono trasmessi alla stessa cabina di regia.
Stando a questa panoramica di contagi e terapie intensive, la Campania non appare nella stessa situazione della scorsa settimana. Tant’è che quando si dovranno aggiornare i dati, rischierebbe già di finire in zona arancione. Un pasticcio, insomma: determinato dalla incomprensibile scelta del Governo di prendere decisioni basandosi su uno scenario già vecchio benché di sette giorni fa, visto che il virus gira velocissimo, e di non attendere i nuovi dati, e dal ritardo con cui le Regioni, Campania compresa, comunicano con la cabina di regia.
Ovviamente questa situazione non riguarda solo il territorio governato da Vincenzo De Luca. Anche per Liguria e Veneto si denuncia l’incompletezza dei dati trasmessi, nella provincia autonoma di Bolzano nelle ultime ore i casi sono aumentati, la Valle d’Aosta che è finita in zona rossa per tre settimane non ha inviato i suoi dati. Inutile, vista così, la spiegazione di Silvio Brusaferro dell’Istituto Superiore della Sanità che ha illustrato gli indici presi in considerazione (sono 21 indicatori) per giungere a questa confusa scelta finale. Se le Regioni sono in ritardo, per dolo o colpa, nell’invio delle informazioni, non c’è algoritmo che tenga: lo scenario è già superato rispetto a quello preso in considerazione e in costante evoluzione. Conseguenza: quella che oggi è una Regione in zona gialla, domani potrebbe finire in zona rossa. Se invece è in zona rossa, dovrà avere indicatori migliori per due settimane prima di essere declassificata in zona a più basso rischio.
Un puzzle, un gioco dell’oca che sta innervosendo cittadini e governatori regionali. Tutto a spese dell’economia e della Sanità già travolte da un’emergenza senza precedenti.
venerdì, 6 Novembre 2020 - 08:12
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