Una prima vittoria per il mondo dei lavoratori del settore ‘food delivery’ è arrivata ieri con l’annuncio di Just Eat Italia, una delle principali società che gestiscono il settore delle consegne a domicilio. Dal 2021 anche nel nostro Paese i rider, le ragazze e i ragazzi che ci consegnano i pasti sino a casa, avranno un contratto di lavoro dipendente come avviene anche in altri Paesi. Just Eat, parte di Just Eat Takeaway.com, introdurrà infatti dall’anno prossimo ‘Scoober’, un modello di delivery che permette di inquadrare questa categoria di lavoratori così che possano godere di vantaggi e tutele conservando la flessibilità e la possibilità di operare combinando studio e altre attività.
«Crediamo infatti che, dopo i passi avanti già fatti nei mesi scorsi, sia giunto il momento di proseguire con il nostro impegno nel fornire tutele e protezioni ai lavoratori della gig economy – sottolinea Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia. ‘Scoober’ consentirà flessibilità in relazione di contratto e prevede una paga oraria, corrispondente quindi al turno coperto dal rider e non collegata alle singole consegne, sulle quali invece si valuterà un ulteriore bonus.
Nelle città più piccole i rider potranno operare con mezzi propri e una fornitura completa di dispositivi di sicurezza. Nelle città più grandi verranno istituiti dei veri e propri hub a copertura del cuore della città, dove per i rider sarà possibile ritirare e utilizzare, per il proprio turno di lavoro, solo mezzi totalmente sostenibili come scooter elettrici o e-bike di Just Eat, gli strumenti per le consegne come casco, giacca e zaino. Ad essi si affiancheranno rider che operano con mezzi propri, soprattutto nelle aree fuori dal centro e con la possibilità di scegliere in fase di domanda di assunzione.
La scorsa settimana proprio il mondo dei rider era stato scosso la protesta durata diversi giorni in diverse città italiane dei giovani lavoratori che sono scesi in piazza per manifestare contro il contratto collettivo nazionale che non piace a fattorini e sindacati confederati (il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo ha riconvocato per mercoledì 11 novembre il tavolo con Assodelivery e i sindacati). In base all’accordo
Il contratto collettivo contestato tra Ugl e Assodelivery, l’associazione italiana che riunisce le principali aziende del settore (tra cui Deliveroo, Glovo, Uber Eats, Just Eat e Social Food) si riconosce il lavoro dei rider come lavoro autonomo, da svolgere quindi con “la massima indipendenza e libertà”. Non c’è nessuna menzione alla possibilità che questo lavoro venga considerato subordinato (e quindi ai diritti che questo comporterebbe). Da quanto emerso, l’accordo prevede un compenso minimo di 10 euro per ogni ora lavorata e una indennità integrativa per il lavoro notturno, per le festività e per il lavoro svolto in condizioni meteo avverse. C’è anche una copertura assicurativa. Per i rider, però, l’accordo non è abbastanza. Ad esempio, denunciano l’assenza di ferie, malattia, maternità e tredicesima retribuita. Oltre all’assenza di garanzia sul licenziamento e sulle collaborazioni occasionali. Lo definiscono “pirata”. Ora l’annuncio di Just Eat che si smarca dall’accordo nazionale e consente, almeno ai suoi rider, di poter godere di un contratto di lavoro dipendente al livello di altre Nazioni europee.
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martedì, 10 Novembre 2020 - 10:11
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