Quell’incidente si sarebbe potuto evitare. La morte di Antonio Ventimiglia, commerciante 82enne, si sarebbe potuta evitare. Filippo Marchisiello, che il 2 gennaio scorso, a Torre del Greco (in provincia di Napoli), travolse con la sua moto Antonio, che camminava in una strada all’epoca chiusa al traffico veicolare, si rese responsabile di una serie di manovre spericolate, sconsiderate e soprattutto vietate dal codice della strada. E lo fece mentre era sotto effetto di sostanze stupefacenti, come dimostrato dalle apposite analisti condotte nell’immediatezza.
Un insieme di condotte sciagurate che hanno spinto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata ad usare il pugno duro nei confronti di Marchisiello finito sul banco degli imputati con l’accusa di omicidio stradale: l’uomo, di 39 anni, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione. L’imputato, invece, è stato assolto dall’accusa di omissione di soccorso che gli era stata contestata perché era fuggito dal luogo dell’incidente. Pena severissima se si considera che il processo si è svolto con la modalità del rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. Pena severissima in ragione di un incidente drammatico, la cui sequenza è stata ripresa dalle telecamere di video-sorveglianza.
Quel 2 gennaio Antonio Ventimiglia, padre dell’ex assessore ai Lavori pubblici Novella Ventimiglia, stava passeggiando a piedi in via Salvator Noto, quando Marchisiello – in sella a una Honda Transalp – imboccò a tutta velocità la strada, aperta solo ai pedoni, impennò e travolse Ventimiglia. Per l’82enne non ci fu niente da fare: a causa dell’impatto Antonio fu sbattuto a terra e batté violentemente la testa. Morì tre ore dopo all’ospedale Cardarelli. La figlia di Ventimiglia si era costituita parte civile nel procedimento assistita dagli avvocati Gaetano Frulio e Maria Colantonio.
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venerdì, 13 Novembre 2020 - 10:30
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