La ‘questione campana’ è uscita dalla realtà per entrare nella distopia. L’isterico e controproducente balletto di annunci, dirette Facebook, indiscrezioni, titoli di giornale, ha catapultato per diverse ore gli abitanti della Campania, e non è la prima volta, in un clima distopico: cupo, pessimista, spaventoso anche se non proiettato nel lontano futuro, come nei romanzi di Clarke o Dick che furono maestri nel genere, ma nell’immediato presente.
Un presente caratterizzato da paura e tensione per le scelte attuali e prossime, ma soprattutto dall’incertezza causata dall’ondivago comportamento delle istituzioni romane, dall’ostilità del governo regionale, dallo stillicidio di indiscrezioni che ancora una volta, non fossero bastati i disastri comunicativi della fase uno, scava nei nervi dei cittadini con una goccia di informazione alla volta, una bozza alla volta, una fuga di notizie alla volta, un titolo di giornale alla volta. Un andazzo ridicolo in cui nessuno è esente da colpe: dall’esecutivo di Giuseppe Conte, con la sua pletora di consulenti, che maneggia informazioni essenziali con la grazia di un elefante nella cristalleria al presidente De Luca che disattende ogni appello all’unità sparando inutilmente a zero sul Governo quando i suoi concittadini chiedono solo cosa ne sarà dei loro negozi, delle loro pizzerie, delle loro vite.
Mentre scriviamo, l’ordinanza che istituisce la zona rossa in Campania non è stata ancora firmata. Già da alcune ore, però, sui siti dei principali media e sulle agenzie, la notizia è data con ufficialità. Quando Speranza sottoscriverà il provvedimento, si sarà alla fine di una giornata che ha sfiorato l’assurdo e ancora una volta ha messo a dura prova i nervi già tesi dei campani.
Una giornata iniziata con la notizia delle «nuove restrizioni» decise da Vincenzo De Luca per continuare ad arginare il contagio: zone rosse in singole città più esposte, Lungomare e zone sensibili di Napoli presidiate e con accessi contingentati, negozi di beni non essenziali chiusi nel fine settimana. Una svolta, finalmente, da parte della Regione e del governatore che continua a rivendicare il miracolo campano che ha fatto finire la Regione nella zona gialla. Novità arrivata mentre i media nazionali si alimentavano del video choc dell’anziano morto al Cardarelli e il sindaco di Napoli Luigi De Magistris annunciava «provvedimenti clamorosi» dopo giorni di inerzia.
Nel pomeriggio, il comizio Facebook di De Luca, che appare sempre meno collegato ai fatti e sempre più deciso a usare i canali social per fare giustizia sommaria di quelle che ritiene avversari: da DeMa a Di Maio, passando per Saviano e ora persino il Governo. Ma il governatore dà anche i dati e, conferma ancora una volta, sono confortanti, sono migliori di quelli del Piemonte, giustificano l’inclusione della Campania nella zona gialla. Tutto a posto, quindi, a parte i travasi di bile. Ma basta un giro di agenzie un’oretta dopo per trovare una realtà ribaltata. La Campania è zona rossa, lo ha deciso la cabina di regia del Governo, Speranza deve solo firmare l’ordinanza e da lunedì si torna tutti nella fase 1 senza passare nemmeno per il colore arancione.
Uno corto circuito comunicativo, l’ennesimo. Non solo perché la decisione arriva prima alle agenzie e poi ai cittadini e al solito senza una comunicazione sobria e completa, ma anche perché contraddice il mantra deluchiano e annienta le speranze dei campani che alle 15 venivano informati che, mancanze del Governo a parte, il miracolo continuava e alle 18 si rassegnano all’idea del lockdown. Che clima può ingenerare questa schizofrenia delle istituzioni a tutti i livelli? Per molti la risposta è l’ansia, l’incertezza, la sensazione di vivere una situazione che si evolve, senza coerenza, minuto per minuto. Per altri, e le proteste che si sono già affacciate a Napoli stasera dopo le anticipazioni dell’ordinanza date in pasto ai giornalisti lo dimostrano, c’è il rifiuto, la negazione, la rivolta. Quella che forse il Governo sinora ha voluto sedare tenendo la Campania generosamente in zona gialla, chissà. Quella che nasce dall’atmosfera di indefinito, incerto, incompleto, non detto che i rappresentanti istituzionali continuano a fomentare alimentando questa specie di distopia che stiamo vivendo.
venerdì, 13 Novembre 2020 - 19:53
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