Oscilla tra lo sfogo, l’insulto e la rivendicazione dei propri meriti la lunga e consueta diretta del venerdì tenuta dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca sulla diffusione del contagio da Covid-19 nel territorio. E così quella che dovrebbe essere una ‘comunicazione’ ai cittadini su dati dei positivi, sulla risposta del sistema sanitario e sulle iniziative da mettere in campo, diventa un esclusivo monologo politico nel corso del quale un furioso De Luca se la prende con tutti coloro che, a vario titolo, hanno gettato ombre e sospetti sulla gestione dell’emergenza sanitaria in Campania.
L’autore del video choc girato al Cardarelli, circa la morte di un anziano sospetto Covid all’interno di un bagno, viene apostrofato in malo modo: «Ha avuto uno stomaco animalesco nel girare un video con una persona morta a terra mentre gli infermieri andavano a prendere lettiga». Tutti quelli, giornalisti inclusi, che hanno rilanciato immagini di file di auto o di ambulanze all’esterno dei maggiori ospedali cittadini; tutti quelli che scrivono e titolano su una Campania zona di guerra o comunque rilanciano un’immagine di un sistema sanitaria fortemente in difficoltà vengono accusati, e non la prima volta, di «sciacallaggio». «Nove volte su 10 – sottolinea De Luca riferendosi a servizi giornalistici – assistiamo a un attacco strumentale, con interviste fatte a capocchia». E per sostenere la sua tesi mette a confronto regioni e territori: «Oggi in Piemonte c’è il 92% dei posti letti occupati, in Campania grazie a dio stiamo meglio». «Una vergogna senza fine. Non ci sono parole per quello che hanno scatenato contro di noi (….) Napoli e la Campania, per qualcuno, non possono non essere il peggio del peggio» è la considerazione finale.
Solite parole di livore e astio vengono riservate al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, con il quale è ormai in corso un estenuante duello a distanza che non giova ai napoletani. De Luca colloca l’ex pm nel girone di quelli che vogliono il male della città e che non assumono una solo iniziativa di contrasto alla diffusione del Covid salvo poi sfruttare la ribalta delle tv per un proprio tornaconto. «Quello sul lungomare di Napoli era un assembramento vietato dalla legge e gli assembramenti devono essere contrastati da forze dell’ordine e da polizia municipale – dice de Luca per introdurre l’attacco al sindaco di Napoli – Invece non c’era nessuno. Se vi devo dire la verità quelle immagini motivano non una zona rossa ma strarossa, perché sono cose vergognose». Quindi la sferzata a de Magistris: «Sapete chi era impegnato a decidere ma era impegnato a fare il giro delle televisioni?». Il riferimento è lampante, benché non vi sia una citazione diretta. E se il quadro non fosse abbastanza chiaro, De Luca procede anche ad un elenco di sindaci – di destra e sinistra – che hanno risposto al suo appello a chiudere i lungomari per evitare assembramenti nei week-end: «Il sindaco di Giugliano ha chiuso le piazze dalle 18 e nei week-end. Iniziative simili sono state prese a Pozzuoli, Aversa, Castellammare, Salerno e così via: abbiamo avuto sindaci coraggiosi, responsabili che hanno preso decisioni per bloccare la mobilità dei contagi. E poi abbiamo avuto altri che erano preoccupati a fare i turisti delle televisioni per farsi un po’ di pubblicità e sporcare l’immagine di Napoli. Non ci sono parole».
Ma l’attacco più duro, che rasenta in alcuni casi anche l’insulto mascherato, viene riservato al Governo, con il quale – è ormai evidente – De Luca è ai ferri corti. L’iniziativa di inviare in Campania gli ispettori per visionare i dati sul contagio non è piaciuta al governatore che si è sentito messo in discussione e soprattutto è passato come quello in grado di ‘manomettere’ cifre e numeri per coprire una situazione più problematica. E questa circostanza ha dato nuova vita alla fiamma dello scontro che già da tempo divide De Luca e alcuni ministri, a cominciare dalla titolare del dicastero dell’Istruzione Lucia Azzolina.
De Luca dapprima contesta – e non è una novità – la decisione del Governo di non procedere ad un lockdown nazionale («Noi eravamo per chiudere tutto a ottobre. La nostra posizione era semplice, chiara, non facile da assumere ma era per avere condizione di freno e arrivare a natale in condizione di sostenibilità»), quindi bolla come «idiozia» la scelta di dividere l’Italia per aree di rischio, e infine se la prende con tutti «quelli che quando noi parlavamo di rigore non hanno mosso un dito, anzi si sono mossi contro le ordinanze della Campania e adesso invece sembra che tutti siano rigoristi. una vergogna assoluta». Tra questi spunta anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che a seguito della diffusione del video choc dell’anziano morto in un bagno del Cardarelli, ha invocato la zona rossa per la Campania tirando per la giacchetta il Governo: «Luigi di maio era tra quelli che un mese e mezzo fa faceva campagna elettorale contestando alla Campania il delitto di avere realizzato ospedale modulare sprecando soldi pubblici. Questo era uno che si doveva impegnare per fare arrivare gli aiuti, invece ha invocato il commissariamento. Se avessimo avuto il commissario di Governo, avremmo fatto la fine peggio della Calabria dove i commissari stanno facendo cose di pazzi», dice De Luca.
Che prosegue nell’invettiva: «Il solo nome di questo soggetto mi procura reazioni di istinto che vorrei controllare almeno per le prossime ore». Quindi estende la sua ira a tutto il Governo, arrivando addirittura a invocarne la caduta: «Sarebbe meglio mandare a casa questi soggetti, perché non è tollerabile che ci sono ministri alla Spadafora che ha raccontato bestialità una settimana fa o soggetti come questo signore che ho nominato (Di Maio, ndr)». E ancora: « Fatti salvi 3-4 ministri, questo non è un Governo e non vi dico per me cosa è. Per me sarebbe cento volte meglio anziché avere dilettanti allo sbaglio avere un governo del presidente che non produca il caos che è stato prodotto in Italia dall’opportunismo politico e scelte sbagliate fatte dal Gprno. Per quello che mi riguarda, volgarità, sciacallaggio e cafoneria sono incompatibili con rapporti di collaborazione e governo. Meglio mandarli a casa». Parole al veleno, infine, per Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute che De Luca ha già annunciato di querelare: è «un altro che fa il consulente del ministero della salute e che è un personaggio in cerca di autore. Ma perché non lo mandate a casa a questo qua?».
venerdì, 13 Novembre 2020 - 16:55
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