Questa volta sul tema della scuola il governatore della Campania Vincenzo De Luca deve vedersela con 17 sindaci del comprensorio Agro-Aversano, in provincia di Caserta. Dopo la battaglia giudiziaria al Tar ingaggiata contro la chiusura degli istituti decisa con ordinanza regionale (e risolte tutte a favore della Regione), arriva adesso il no dei primi cittadini casertani alla riapertura fissata al novembre dall’ente di Palazzo Santa Lucia. Per i sindaci che hanno scritto a De Luca, riaprire le aule sarebbe «da irresponsabili» visto l’attuale scenario di contagi e la situazione degli ospedali.
Il coordinamento composto dai sindaci di Aversa (capofila), Parete, Casal di Principe, San Marcellino, San Cipriano d’Aversa, Lusciano, Villa Di Briano, Casapesenna, Villa Literno, Sant’Arpino, Trentola Ducenta, Cesa, Casaluce, Carinaro, Teverola, Gricignano, Succivo – che da tempo si riunisce per decidere sull’emergenza Coronavirus nella zona – ha sottolineato la delicata situazione vissuta nell’Agro dove si registrano migliaia di contagi. L’ultima riunione ha affrontato proprio il tema scuole.
«E’ importante che i nostri ragazzi tornino in classe il prima possibile – scrivono i sindaci – sono evidenti i limiti della didattica a distanza soprattutto tra i più piccoli, ed essi si sommano ai disagi provocati dalle innegabili carenze tecnologiche ed infrastrutturali. Tuttavia, sono tante le criticità che al momento impediscono una serena ripresa delle attività didattiche in presenza. In primo luogo il crescente livello dei contagi anche tra i bambini della fascia di età 0-6 anni e in quella relativa al primo ciclo di istruzione, oltre che tra il personale della scuola, e tutto ciò sebbene il ritmo di crescita sia stato mitigato dalla scelta saggia di disporre in Campania per tutti gli ordini di scuola la didattica a distanza. C’è poi da considerare la completa inadeguatezza del sistema di medicina territoriale, che mostra di essere in palese affanno. Come già sottolineato nella nota del 12 novembre 2020, i team anticovid e gli Usca (unità speciali di continuità assistenziale), di fatto esistono solo sulla carta, per cui appare inverosimile che possano realizzare uno screening su tutti gli operatori della scuola, i bambini e le loro famiglie. La somministrazione dei tamponi – proseguono gli amministratori locali – la loro lavorazione e la comunicazione degli esiti, sono oggettivamente assai rallentati con tutte le conseguenze che ne derivano. Il tracciamento dei contagi è ormai una chimera. Il servizio di pronto soccorso 118 sconta un sovraccarico di lavoro da cui derivano mancanza di tempestività negli interventi che spesso si rivelano fatali per i malati. Il ricovero poi dei pazienti più gravi è una vera e proprio odissea che diventa causa ulteriore di decessi di nostri conterranei. Per tutte queste ragioni esponiamo le nostre perplessità sul ritorno alla didattica in presenza a partire dal 24 novembre».
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giovedì, 19 Novembre 2020 - 08:10
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